Finanziamenti al Pd, il grande silenzio

Ma chi paga? Chi compera tessere per alzare, in certi casi addirittura più del trecento per cento, il numero degli iscritti al Partito Democratico? Chi finanzia questa campagna delle primarie del Pd che sembra ripetere in tutto e per tutto i fasti ed i nefasti delle campagne elettorale della Prima Repubblica? Quelle in cui i candidati spendevano e spandevano alla grande senza remore e controlli di alcun genere visto che i soldi provenivamo dal meccanismo definito successivamente Tangentopoli? Per nascondere questi interrogativi si alza il polverone su una battuta di Silvio Berlusconi.

Orrore, scandalo, sdegno, esecrazione per l’ex Premier che ha rivelato come i propri figli si sentano perseguitati come gli ebrei ai tempi di Hitler! Ma a mettere in allarme è proprio questa reazione così spropositata, tesa a dipingere come un volgare negazionista il solo Presidente del Consiglio italiano degli ultimi quarant’anni che si sia schierato apertamente e senza ambiguità dalla parte di Israele. Perché questa cortina fumogena così apertamente strumentale alzata dai dirigenti del Pd e dai media fiancheggiatori proprio nel momento in cui scoppia la vicenda delle tessere gonfiate per le primarie del Pd? La risposta è fin troppo scontata. Lo scandalo fasullo sulla battuta di Berlusconi serve a nascondere lo scandalo vero sulle primarie del Pd.

Quelle che sono state definite un congresso e non sono un congresso. Quelle che dovrebbero confermare ancora una volta la diversità democratica del Partito Democratico rispetto a tutte le altre formazioni politiche e che invece dimostrano la desolante ed inguaribile anomalia di un partito che ha le maggiori responsabilità della crisi della nazione. Quelle che in tempi di feroce e giacobina attenzione per ogni forma di circolazione di denaro, pubblico o privato che sia, dovrebbe sollevare prepotentemente la questione del costo spropositato delle primarie, di chi le finanzi e di come.

E invece non suscita neppure la più timida domanda da parte dei cosiddetti professionisti dello scandalo annidiati in tutti i media italiani e da parte di quell’apparato pubblico di polizia fiscale che sembra essere troppo impegnato a contare i peli ai normali cittadini per potersi occupare delle valanghe di denaro messe in circolazione per le primarie del Pd. Questa aspetto dello scandalo del tesseramento gonfiato è sicuramente importante. Sapere quanto sia costata la convention di Renzi alla Leopolda e chi l’abbia pagata sarebbe importante. E altrettanto sarebbe capire come un funzionario di partito come Cuperlo possa permettersi di girare in lungo ed in largo l’Italia organizzando una corrente dai costi spropositati inevitabilmente. Ma più dell’aspetto economico è quello politico che dello scandalo deve preoccupare.

Perché il caso delle tessere gonfiate del Pd dimostra in maniera inequivocabile che il meccanismo delle primarie, considerato una panacea per i mali del sistema italiano, non può essere applicato senza regole certe e valide per tutti. Senza queste regole, che andrebbero fissate per legge, infatti, è il meccanismo stesso della democrazia che viene alterato trasformando la vita pubblica nazionale nel terreno di scorreria di qualsiasi avventuriero gratificato del sostegno dei poteri economici, finanziari ed editoriali forti. Chi parla tanto di riforme dovrebbe affrettarsi ad inserire la legge sulle primarie tra quelle da realizzare con la massima urgenza. Non per impastoiare Renzi, ma per fare in modo che il Paese non cada nelle mani di qualche burattino manovrato dalle stanze del potere!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:51