
Il premier Enrico Letta lo aveva detto esplicitamente per tranquillizzare i cittadini: “La pressione fiscale nel triennio va dal 44% al 43,3%. Centriamo l’obiettivo deficit 2,5 nel 2014”. E già detta così, non era una rassicurazione degna di questo nome. Adesso come adesso, l’Italia è il Paese con la pressione fiscale più alta d’Europa. E zero virgola sette punti percentuali in meno, spalmati in tre anni, sulla pressione fiscale più alta d’Europa non ci cambieranno la vita in meglio.
Giusto per rendere l’idea, tramutando in giorni lavorativi la percentuale di tasse pagate, un italiano deve lavorare fino a giugno per lo Stato e, da luglio in avanti, anche per sé. Fra tre anni, se l’italiano medio dovrà lavorare fino a giugno per lo Stato e, da luglio in avanti, anche per sé. Non cambia sostanzialmente niente, si guadagnerà solo qualche giorno in più, forse qualche ora in più. Ma il problema, adesso, è capire se questa promessa dello 0,7 in meno sulla pressione fiscale è credibile o meno, alla luce di quanto emerso nelle ultime 24 ore. Infatti, abbiamo appreso che esiste anche un “piano B” della Legge di Stabilità, da presentare alla Commissione Europea (anch’essa va rassicurata, oltre ai cittadini) per dimostrarle che, in ogni caso, i conti saranno risanati. Questo piano B consiste in una clausola di garanzia di 20 miliardi di euro, tutti in tasse.
Tale clausola scatterà automaticamente, se non saranno trovate le coperture necessarie. Consisterà in aumenti delle accise, su sigarette, alcolici e benzina. E soprattutto nel taglio di agevolazioni, detrazioni, deduzioni ed esenzioni fiscali. Dal 1 gennaio subiremo già una riduzione dell’aliquota delle spese detraibili (come quelle mediche o destinate all’istruzione) dal 19% al 18% (e poi al 17% nel 2015) nel caso in cui entro la fine dell’anno non sarà stato varato un primo riordino alla voce agevolazioni fiscali. Potrebbe essere solo il primo aumento di tasse, perché quei 20 miliardi di salvaguardia sono ripartiti in: 3 miliardi di maggiori entrate fiscali nel 2015, 7 miliardi nel 2016 e ben 10 miliardi nel 2017. Con buona pace della rassicurazione sulla minor pressione fiscale “nel triennio”.
Per trovare le coperture necessarie occorrerebbe tagliare maggiormente la spesa pubblica, ma c’è già un Fassina che ritiene che “più di così non si taglia”. E ci sono i sindacati che, alla sola prospettiva della riduzione della crescita della spesa, prevista dalla legge di stabilità, iniziano a paralizzare le nostre città con un round di scioperi. Politicamente è difficilissimo trovare un accordo sui tagli, dunque prepariamoci a pagare più tasse. Fra le altre cose, le cifre citate da Letta (soprattutto quel 44% di pressione fiscale) sono solo quelle nominali.
Ma nel fisco si deve prima di tutto guardare alla pressione reale, che è molto più alta. Le stime variano, a seconda della fonte. Ad esempio, il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi, puntualizza che: “Non bisogna poi dimenticare che per i contribuenti onesti la pressione fiscale reale, ovvero al netto dell’economia sommersa, si attesta ormai al 53,6%. Inoltre, possiamo tranquillamente affermare che nel 2013 gli italiani hanno lavorato per il fisco sino alla metà di giugno: una cosa insopportabile”.
Queste stime sono fin troppo ottimistiche. Nel 2012, il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, ammetteva: “La pressione fiscale è elevatissima, è un grosso problema” e ci sono imprenditori “virtuosi” su cui grava un carico anche superiore, in alcuni casi pari al 70%. A rincarare ancora la dose arriva poi il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che giudica “sottostimati” i dati della Confcommercio, che parlava di una pressione reale pari al 55%.
Considerando le stime di Squinzi, verificate sulla propria pelle da molti commercianti e negozianti (che si vedono portare via dal fisco i 2/3 di quel che guadagnano), gli italiani lavorano e lavoreranno fino ad agosto per lo Stato e solo da settembre per sé. Se passa la clausola di salvaguardia? Saremo completamente dediti a mandare soldi allo Stato, dodici mesi all’anno?
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 15:44