
Negli anni della guerra fredda e della contrapposizione tra i due blocchi il fronte dei moderati, sia in Italia che nel vasto mondo occidentale, si divideva in due categorie. Da un lato coloro che sostenevano le tesi del “meglio rossi che morti” e dall'altro quelli che non si spostavano di un millimetro del “meglio morti che rossi”. In Italia i moderati della prima categoria erano persone di qualità, intellettuali d'avanguardia, gente che aveva posizioni ed interessi da conservare, imprenditori preoccupati della pace sociale nelle loro aziende, gerarchie ecclesiastiche che davano per ineluttabile la vittoria del comunismo e si preoccupavano di preparare la Chiesa millenaria ad adattarsi anche a tale evento.
L'altra categoria, invece, aveva pochi intellettuali, pochi imprenditori, pochi grandi interessi da difendere ed un basso clero ruspante e per nulla raffinato. Ma interpretava l'umore più profondo e sentito (non a caso definito spregiativamente “viscerale” dagli avversari) di una base popolare per nulla disposta ad arrendersi al comunismo rampante. Quel tempo è passato, la guerra fredda è finita, il comunismo internazionale è scomparso e quello nostrano ha cambiato nome e comportamenti più volte. Ma nel mondo moderato le due categorie continuano ad esistere. Da un lato gli intellettuali, i benpensanti con grandi interessi, gli ecclesiastici con l'occhio lungo che credono ineluttabile il trionfo della sinistra e sono disposti a compromessi di vario genere per rimanere comunque a galla.
Dall'altra la massa di quelli viscerali che nei confronti della sinistra (a cui imputano ogni tipo di nefandezza, dai golpe giudiziari ai danni degli avversari all'instaurazione dello stato di polizia burocratico e fiscale, dalla dittatura del politicamente corretto alla pretesa di rappresentare la casta dei migliori in assoluto) nutrono una avversione insuperabile. Per capire qual è la proporzione tra le due categorie basta fare riferimento ai sondaggi dell'avvio dell'ultima campagna elettorale. Fino a quando sembrava guidato da quelli del “meglio rossi che morti” il Pdl sembrava destinato a scendere sotto il 15 per cento.
Quando il vecchio campione dei “viscerali” è di nuovo tornato in campo, il partito dei moderati è progressivamente risalito ed è riuscito a pareggiare una partita che sembrava strapersa in partenza. Chi chiede oggi ai moderati non viscerali del Pdl-Forza Italia di rompere con Silvio Berlusconi e di diventare una costola di centro destra della sinistra vittoriosa non tiene conto dell'umore dominante della base degli elettori moderati.
Questi ultimi, così come è successo con Gianfranco Fini e con tutti coloro che negli ultimi vent'anni hanno cercato di precedere ed imitare l'ex leader di Alleanza Nazionale, non seguiranno mai chi considerano un traditore. Non della persona di Berlusconi. Che oggi c'è e che domani potrebbe anche non esserci. Ma dell'idea di un paese dove nessuna sinistra possa pretendere che i moderati debbano sottostare agli ordini ed al servizio della casta dei presunti migliori! Meglio morti che servi!
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 15:29