Il governo Letta è diventato solo di scopo

Il chiarimento chiesto dal Presidente del Consiglio Enrico Letta è nei fatti. Il governo delle larghe intese, proposto all'indomani delle elezioni da Silvio Berlusconi in nome della doppia esigenza della stabilità e della pacificazione e subito con grande sofferenza dal Pd dopo due mesi di inutili tentativi di trovare un accordo alternativo con Cinque Stelle, ha perso qualsiasi valore politico ed è diventato ufficialmente un governo di scopo.

 Berlusconi non ha staccato la spina. Come probabilmente speravano quei dirigenti del Pd che puntavano ad utilizzare la crisi di governo per regolare le vicende congressuali a proprio vantaggio. Ed in questo modo ha salvaguardato la stabilità. Ma ha proclamato che l'armistizio con la sinistra è finito, che la guerra è ricominciata. E così ha preso definitivamente atto che la pacificazione era una totale illusione. La pace, infatti, non può dipendere da una iniziativa unilaterale. Nasce sempre da un accordo tra le parti in conflitto e dalla comune volontà di mettere fine alla guerra. La nascita del governo Letta-Alfano avrebbe dovuto portare, se non alla pace, almeno ad una tregua tra Pd e Pdl.

 Invece l'accelerazione data alla vicenda giudiziaria del Cavaliere da una magistratura ottusamente chiusa nelle logiche interne della propria casta, ha offerto al Pd l'occasione per tentare di decapitare il centro destra espellendo dalla scena politica il suo leader incontrastato. Una occasione troppo ghiotta agli occhi di un popolo di sinistra tenuto insieme per vent'anni solo da un antiberlusconismo viscerale ed ottuso. E i dirigenti della sinistra, spinti dalla propria base, non hanno potuto e saputo resistere alla tentazione, usando la sentenza della Cassazione, quella sul Lodo Mondadori e le altre inchieste a carico del Cavaliere, come leva per far saltare il collante del centro destra, cioè Silvio Berlusconi.

Non solo Epifani e compagni, per la verità, hanno sperato che il Cavaliere uscisse di scena spontaneamente o venisse eliminato da una rivolta interna del Pdl. Mario Monti, convinto di poter colmare almeno in parte il vuoto che si sarebbe creato nel centro destra dopo la scomparsa di Berlusconi, ci ha fatto seriamente conto. Come ha dimostrato il comportamento nella Giunta per le elezioni del Senato del suo rappresentante Benedetto Della Vedova.

Difficilmente un normale personaggio politico avrebbe potuto resistere a questa tripla offensiva giudiziaria, politica ed economica. Berlusconi, invece, messo con le spalle al muro non è fuggito ad Antigua come i suoi avversari avrebbero voluto. Ha capito che la posta in palio non è solo la sua testa e le sue aziende ma anche e soprattutto il grande fronte moderato che senza la sua presenza si frantumerebbe in mille pezzi.

 E per difendere se stesse, le sue aziende e quel fronte moderato che in assenza del proprio leader verrebbe “asfaltato”, ha seppellito la pacificazione ed è passato al contrattacco nel nome di Forza Italia. Il chiarimento è tutto qui. Ora il governo è solo ed esclusivamente di scopo. Quale? Quello di far passare del tempo garantendo la stabilità e senza fare troppi danni. In attesa non di una esecuzione ma di uno scontro finale ad armi pari!

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 15:19