Il nuovismo renziano e i dilemmi del Pd

Tanto per cambiare, la confusione sembra regnare sovrana all'interno del Partito democratico. Schiacciati a sinistra su una forzata posizione forcaiola a seguito della questione legata all'ineleggibilità del Cavaliere, annaspano nel tentativo di superare lo scoglio proseguendo comunque l'esperienza del governo Letta. Ma nella prospettiva piuttosto probabile di un rapido ritorno al giudizio delle urne, gli eredi del vecchio Pci si apprestano ad riarmarsi per le elezioni politiche.

Tuttavia, pur accorrendo in massa a soccorrere il vincitore Renzi, i democratici si trovano a dover sciogliere una serie di nodi, tra cui la data del congresso e l'automatica candidatura o meno del nuovo segretario nella corsa a Palazzo Chigi. Per non parlare, poi, della scelta delle alleanze, con l'eterno dilemma sul che fare con le forze iper-collettiviste e, per l'appunto, forcaiole dell'area più radicale.

D'altro canto, proprio la surreale condanna definitiva di Berlusconi, spaccando ancora una volta in due il Paese sul ventennale referendum pro o contro l'uomo di Arcore, ha paradossalmente ricompattato il centro-destra, facendo dimenticare a molti elettori delusi il colossale fallimento politico della mancata rivoluzione liberale promessa da Forza Italia-Pdl. E ciò ha provocato tra le schiere del Pd il diffuso timore di un ennesimo sorpasso subìto nel momento del voto decisivo. Da qui la corsa a salire sul carro del sindaco di Firenze, considerato da molti il miglior candidato, soprattutto in virtù dell'enorme differenza anagrafica, per battere l'immarcescibile Cavaliere.

Tanto è vero che lo stesso Renzi, piuttosto abile nel fiutare il vento, si è affrettato a prendere anch'egli una posizione farisaica sulla condanna di Berlusconi, evitando qualunque distinguo che potesse mettere in discussione l'improvvisa metamorfosi di tanti rottamandi, scopertisi miracolosamente rottamatori. Tuttavia, ammesso e non concesso che il giovin fiorentino possa sopperire col suo nuovismo d'accatto alla cronica mancanza di linea politica del suo partito, una volta giunto nella stanza dei bottoni potrebbero cominciare i guai seri per Renzi e il Pd.

Dovendo metter mano alle questioni strutturali di una crisi di sistema che nell'epoca del bipolarismo si è addirittura aggravata, vorrei capire come si riusciranno a conciliare le aspettative di protezione del popolo di sinistra con il velleitarismo di un Renzi che continua a promettere miracoli in ogni campo, compreso quello del mercato e della concorrenza.

A meno che il suo modello di cambiamento non sia analogo a quello portato avanti dai governi di sempre: tassare e spendere senza ritegno per tenersi la poltrona. Il problema è che, Renzi è avvertito, i soldi per continuare a vivacchiare distribuendo illusioni e privilegi sembrano essere quasi finiti. Staremo a vedere.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:49