Berlusconi contro i post-brezneviani

Il gruppo dirigente del Partito Democratico ringrazia commosso la sentenza della Cassazione che a suo giudizio ha messo definitivamente in ginocchio lo storico avversario Silvio Berlusconi. Ed ora che il Cavaliere viene considerato a terra ed impossibilitato a rialzarsi, punta a dargli il colpo di grazia chiudendo la parentesi maldigerita del governo delle larghe intese e puntando ad elezioni anticipate destinate a segnare la tanto attesa rivincita sulla sconfitta della gioiosa macchina da guerra del '94. La linea espressa dal post-brezneviano Guglielmo Epifani, non si presta ad equivoci . Naturalmente da adesso in poi il gruppo dirigente del Pd cercherà di lasciare il cerino della crisi nelle mani del Pdl per scaricare sulle spalle del centro destra la responsabilità della inevitabile caduta del governo Letta. Ma il gioco, condito con l'accusa al Pdl di comportamento eversivo per mancato rispetto della cosiddetta legalità rappresentata dalla sentenza della Cassazione, non cambia la sostanza della scelta del Pd.

Tanto più che puntare oggi alle elezioni anticipate contando sull'aiutone rappresentato dalla liquidazione giudiziaria di Berlusconi, consente al gruppo dirigente del Pd di intrecciare la partita politica nazionale con la propria fase precongressuale e bloccare l'ascesa di Matteo Renzi contrapponendo a quella del sindaco di Firenze la candidatura a Premier di Enrico Letta. Ed è facile immaginare, vista la tendenza degli esponenti del Pd a considerare se stessi gli unici legittimati ad occupare la scena politica del paese, che da adesso in poi il problema del colpo di grazia a Berlusconi diventerà assolutamente marginale rispetto alla competizione interna tra Renzi e Letta. E le prossime settimane saranno dominate ancora una volta dalle lotte intestine tra gli eredi del Pci e quelli della sinistra democristiana. Ma è proprio vero che Berlusconi sia ormai fuori gioco, che il Pdl sia un morto che cammina e che il centro destra sia destinato a fare la stessa fine che fecero i partiti democratici della Prima Repubblica? Su questo punto la fretta del gruppo dirigente post-brezneviano del Pd apre un varco al possibile tentativo di Berlusconi, del Pdl e del centro destra di sfuggire alla morte annunciata. Tutto dipende dalla tenuta nervosa del Cavaliere.

Se il leader del Pdl non si lascia prendere da uno sconforto che si tradurrebbe nel panico per il Pdl ed il centro destra, ha la possibilità di reagire e ribaltare le sorti della partita. Deve infischiarsene della decadenza da senatore, rinunciare a qualsiasi salvacondotto che avrebbe come effetto collaterale la sua fuoriuscita dalla vita politica attiva, accettare la possibilità degli arresti domiciliari ed attrezzarsi a guidare, da perseguitato di una giustizia politica e sgangherata come quella rappresentata dal giudice Esposito, una campagna elettorale condotta all'insegna della resistenza ad oltranza contro la svolta autoritaria di una sinistra illiberale che conculca i diritti e le garanzie dei cittadini instaurando uno stato di polizia tributario fondato sulle prevaricazioni della magistratura deviata. A frenare Berlusconi da quest'ultima cavalcata non dovrebbe giocare neppure la sua eventuale incandidabilità. Nessuno può impedire che il suo nome figuri nel simbolo delle liste del centro destra.

 E nessuno può impedire che gli elettori non di sinistra e decisi a bloccare il ritorno della gioiosa macchina da guerra dei post-brezneviani votino per liste in cui compare il nome di Berlusconi. Tanto più che nel nostro ordinamento non esiste l'elezione diretta del Premier e la presenza di un nome nella lista non comporta l'obbligo di candidare il personaggio in questione colpito da una ingiusta condanna alla incandidabilità. Avanti, allora. Perché la possibilità di ripetere il '48 ed il '94 c'è tutta!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:49