I ridicoli conservatori

Dove si trovava Salvatore Settis nel 2001 quando venne modificato il Titolo V della Costituzione creando, nel tentativo del Pd di attrarre elettoralmente la Lega considerata “costola della sinistra”, quel pasticcio di competenze tra stato e regioni che è una delle cause del disastro attuale? Perché mai i difensori ad oltranza della “Costituzione più bella del mondo”, da Benigni a Bersani fino ai giornalisti de “Il Fatto”, molti dei quali allora impegnati nelle trincee progressiste, non si opposero allora allo stravolgimento della Carta Costituzionale e non tirarono in ballo, come fatto adesso, i sacri nomi di Ruini, Einaudi, Amendola, Mortati? La Costituzione, infatti, è già stata modificata. Ruini, Einaudi, Amendola e Mortati non si sono rivoltati nella tomba. Neppure di fronte allo sconquasso provocato dai riformatori strumentali ed irresponsabili.

E la circostanza dimostra non solo che una Carta Costituzionale nata in una epoca storica totalmente diversa da quella attuale non solo può essere modificata ma deve subire quelle trasformazioni che servono ad adeguare le istituzioni ad una società che altrimenti tende a compiere da sola le modificazioni necessarie. Accanto a questa considerazione, che dimostra la totale strumentalità di chi si nasconde dietro i nomi illustri dei Padri Costituenti e le battute di un comico, c'è poi la presa d'atto della profonda contraddizione che caratterizza molti esponenti del fronte della conservazione costituzionale. Mentre difendono l'intangibilità della Carta Costituzionale , infatti, parecchi di costoro sono impegnati nel dibattito in corso nella sinistra e, nel tentativo di evitare la perpetuazione delle larghe intese e la creazione di un blocco di governo neo-democristiano, si battono per una immediata riforma della legge elettorale in senso maggioritario ed in favore di Matteo Renzi non solo leader del Pd ma anche futuro premier del paese in sostituzione di Enrico Letta. Battersi per il maggioritario ed il bipolarismo è sicuramente condivisibile. Ma è totalmente contraddittoria con la richiesta della intangibilità della Costituzione.

Perché la preoccupazione principale dei Padri Costituenti di evitare il ripetersi di un esecutivo troppo forte e troppo personalizzato attraverso la formazione di una repubblica parlamentare si scontra con la conseguenza inevitabile del bipolarismo e del maggioritario data dall'elezione diretta del Premier ( o del Presidente), cioè con il potenziamento e la personalizzazione dell'esecutivo. Se i sostenitori della intangibilità del sistema fondato sulla centralità del Parlamento fossero quelli che sognano una legge elettorale proporzionale per riesumare gli equilibri della Prima Repubblica non ci sarebbe nulla da dire. Ma dover registrare che allo scopo di liquidare le larghe intese i più strenui difensori della sacralità ( peraltro già infranta) della Carta Costituzionale del '48 diventano i fautori di una sorta di berlusconismo formato Renzi, appare decisamente inquietante. Quando lo strumentalismo diventa eccessivo si trasforma in ridicolaggine!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:51