
Il problema non è la condanna o meno di Silvio Berlusconi o quello della sua tardiva ineleggibilità decisa da pezzi del Pd e dai grillini per meglio provocare la caduta del governo di Enrico Letta. Il problema è il Pdl, la sua unità, la sua tenuta e la sua capacità di resistenza di fronte alla eventualità di una defenestrazione per via giudiziaria dal Parlamento del proprio leader storico e carismatico. Il Cavaliere può anche subire la conferma da parte della Corte di Cassazione dell'assurda condanna comminatagli dai magistrati di Milano. E può anche incassare l'iniqua ma possibile decisione del Parlamento o di considerarlo ineleggibile o di espellerlo da palazzo Madama in ossequio a qualche sentenza definitiva. Se riesce a mantenere i nervi saldi di fronte all'atto finale della persecuzione che subisce da vent'anni , se non si lascia cogliere dalla sconforto e dalla depressione, se non compie l'errore commesso a suo tempo da Bettino Craxi e se affronta a testa alta la sua fucilazione virtuale, può ribaltare ancora una volta a proprio vantaggio la circostanza sfavorevole.
E puntare ad andare a nuove elezioni , quando si terranno, con la ragionevole speranza di far recuperare ad un centrodestra ancora contrassegnato dal nome Berlusconi l'intera fetta di elettori trasmigrati verso l'astensione o verso la protesta sterile di Beppe Grillo. Un Cavaliere in versione San Sebastiano, martirizzato dalla protervia e dalla prepotenza dei suoi avversari storici della sinistra politica e giudiziaria, può tranquillamente puntare a vincere ancora una volta la partita elettorale. Con qualsiasi possa essere il sistema destinato a sostituire il Porcellum. Le condanne, l'ineleggibilità ed addirittura qualche misura cautelare non cambierebbero di una virgola la rabbia e la determinazione degli elettori del centro destra. A cui non interesserebbe un bel nulla della presenza o meno di Berlusconi in Parlamento ma solo della possibilità di continuare a riconoscersi nel personaggio che per vent'anni ha dato corpo e speranza alla propria richiesta di cambiamento. Non è forse vero che Beppe Grillo, pur essendo ineleggibile e lontano dal Palazzo, è il leader incontrastato di un partito che ha raccolto più del 25 per cento dei voti degli italiani? Chi punta a liquidare per via giudiziaria Berlusconi compie, dunque, un errore clamoroso. Se il Cavaliere tiene botta torna a vincere . E questa volta “senza fare prigionieri “.
Ma la condizione indispensabile perché il leader del Pdl non venga travolto da sentenze e prevaricazioni parlamentari, oltre ad essere la sua tenuta psichica, è che il suo partito mantenga la propria unità e non si dissolva, come è capitato in passato a Bettino Craxi con il Psi , come neve al sole. Se i suoi lo dovessero abbandonare fuggendo disperati all'insegna del “ si salvi chi può”, anche un Berlusconi pronto a fare come Cesare ad Alesia sarebbe costretto a gettare la spugna ed a cercare una difficile salvezza personale. Chi punta a liquidare Berlusconi per via giudiziaria sa bene che il Cavaliere è tosto e non si arrende senza combattere. Per questo punta sulla debolezza del Pdl, che al momento ha già perso una parte della vecchia componente degli ex An ormai impegnati nella rifondazione dell'antico Movimento Sociale Italiano e che potrebbe perdere di seguito la fetta più tiepida e trasformista dei cortigiani. Sono in grado quelli che oggi sembrano dividersi tra falchi e colombe di trasformarsi in lupi capaci di battersi in branco e per il branco? L'interrogativo è aperto. Anche se già da adesso si può sicuramente affermare che i falchi e le colombe pronti al volo potrebbero essere facilmente sostituiti dai lupi irriducibili dell'elettorato del centro destra!
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 15:21