Boldrini, Grasso e “La ruota della fortuna”

La Costituzione formale vorrebbe che le massime cariche dello stato, cioè il Presidente della Repubblica ed i Presidenti di Camera e Senato, fossero imparziali ed al di sopra delle parti. La Costituzione materiale stabilisce, invece, due percorsi diversi per l’inquilino del Quirinale e per quelli di Montecitorio e di Palazzo Madama. Al primo, proprio a causa di una condizione di “super partes” posto ben al di sopra degli altri organismi costituzionali, assicura un potere di indirizzo politico superiore a quello del governo e del Parlamento. Ai secondi attribuisce il ruolo di espressione e garanti dei particolari equilibri politici da cui è dipesa la loro elezione. La polemica di Beppe Grillo contro Giorgio Napolitano ha come pretesto l’interpretazione formale della Costituzione e come obbiettivo la denuncia della avvenuta trasformazione della Costituzione materiale. E lo stesso vale per la polemica lanciata dal Pdl contro la Presidente della Camera Laura Boldrini ed il Presidente del Senato Pietro Grasso.

Con una differenza di non poco conto. La contestazione di Grillo nei confronti di Napolitano può trovare una soluzione solo in una riforma istituzionale destinata a formalizzare ed a definire il potere di superiore indirizzo politico che il Capo dello Stato già detiene grazie alle trasformazioni subite dalla Costituzione formale negli ormai lunghi decenni della storia dell’Italia repubblicana. L’attacco del Pdl alla Boldrini ed a Grasso può invece seguire, oltre la strada maestra di una riforma istituzionale destinata a fissare una volta per tutte il ruolo “ terzo” dei presidenti delle Assemblee legislative, un percorso diverso da realizzare sul terreno esclusivamente politico.. I Presidenti di Montecitorio e Palazzo Madama non sono finiti nelle posizioni in cui si trovano per esperienza ed autorevolezza parlamentare. Sono dei neofiti del Parlamento e della stessa vita politica. E sono diventati la seconda e la terza carica dello Stato solo per il significato politico che la loro elezione avrebbe dovuto assumere. Nelle intenzioni dell’artefice dell’operazione, cioè dell’allora segretario del Pd Pier Luigi Bersani, Grasso e Boldini dovevano essere i garanti ed i testimoni del nuovo equilibrio politico che sarebbe dovuto scaturire dalla formazione di un governo guidato dallo stesso Bersani e sostenuto dal Movimento Cinque Stelle.

Non a caso l’elezione di Boldini e di Grasso venne giudicata, al momento, come ilsegnale della mano tesa del segretario del Pd a Beppe Grillo e come un colpo da maestro di un Bersani ormai ad un passo dal coronare il sogno di entrare a Palazzo Chigi alla guida di un governo di sinistra-sinistra. La storia ha preso una piega diversa da quella ipotizzata dall’esponente del Pd. Grillo si è rifiutato di trasformare un movimento anti-sistema nella stampella del partito simbolo della conservazione del vecchio sistema. E Giorgio Napolitano ha fatto il resto. Con la conseguenza che oggi Laura Boldini e Pietro Grasso non possono svolgere né il ruolo di figure terze, né quello di espressione di un nuovo equilibrio politico e possono limitarsi a rappresentare solo loro stessi. Cioè persone che non hanno alle spalle alcuna esperienza politica e nessuna autorevolezza acquisita in passato nell’attività parlamentare ma che sono finite ai vertici di Montecitorio e Palazzo Madama solo per caso. Possono al massimo diventare i testimoni di ciò che sarebbe stato ma non si è verificato.

Cioè dell’impossibile e contraddittoria alleanza tra gli anti-sistema ed i difensori più intransigenti del sistema. Ma oltre questo non possono andare. Se non prendere atto di essere stati una sorta di scherzo del destino ( e dell’assurda testardaggine di Bersani ) e di rassegnare le dimissioni per acquisire quell’esperienza parlamentare che non hanno e per liberare i rispettivi posti in favore di chi, come vorrebbe la Costituzione materiale, dovrebbe essere garante dell’attuale equilibrio politico delle larghe intese. Nessuno, ovviamente, immagina che Boldrini e Grasso possano minimamente pensare di lasciare volontariamente la poltrona fortunosamente conquistata.

Da un punto di vista umano vanno compresi. Quando mai riusciranno a vincere di nuovo questa sorta di lotteria di Capodanno ? Da un punto di vista politico, però, è più che legittimo lanciare una campagna diretta a sollecitare le loro dimissioni. Sia perché sono di parte. E, per di più, di una parte che ha perso e che non può essere in alcun caso riproponibile. Sia , e soprattutto, perché uno stato che ha come seconda e terza carica gente capitata in quelle posizioni solo per caso, non appare come uno stato serio. Ma come la Repubblica de “ La ruota della fortuna”!

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 15:23