
Il tempo è il principale nemico di Matteo Renzi. Perché più passa e più i suoi avversari interni del Pd si organizzano per tenerlo lontano una volta per tutte dalla segreteria e dalla candidatura a Premier. Ma, soprattutto, perché più il tempo del suo passaggio da sindaco di Firenze a leader della sinistra italiana si allunga e si dilata, più l'effetto novità su cui ha potuto contare fino ad ora affievolisce lasciando intravvedere all'opinione pubblica la realtà di un personaggio dalle capacità assolutamente ordinarie e niente affatto miracolistiche. Renzi, che non sarà attrezzato per moltiplicare i pani ed i pesci ma è sicuramente sveglio, sa bene che il tempo gioca a sua sfavore. Di qui le sortite nei confronti del partito, le punzecchiature nei confronti del governo e la pressione costante che esercita sull'uno e sull'altro lasciando intende che da un momento all'altro potrebbe lanciarsi all'attacco e destabilizzare in un colpo solo sia il Pd che l'esecutivo di Enrico Letta. Nessuno crede che questa azione di logoramento possa sfociare a breve in qualche affondo definitivo.
Renzi, così come è consapevole che il tempo non gli è di aiuto, sa altrettanto bene che può uscire allo scoperto con troppo anticipo per non diventare non il campione dei nemici delle larghe intese ma l'alieno che viene dall'esterno del Pd e che per la propria ambizione è disposto a sacrificare il partito e la stabilità politica del paese. Il sindaco di Firenze, quindi, non può permettersi di rinviare alle calende greche il passaggio del suo personale Rubicone ma non può permettersi di bruciare le tappe della partita della vita. Deve obbligatoriamente fissare una data. E questa data non può non essere quella del congresso del Partito Democratico. Che si dovrebbe tenere in autunno ma che potrebbe anche essere spostato ai primi mesi del prossimo anno. Ma la data in cui Renzi deciderà di partire all'attacco della segreteria per poter poi rivendicare il diritto di candidarsi a Premier non riguarda solo il Partito Democratico. Riguarda anche e soprattutto il paese. Perché è fin troppo evidente che nel momento in cui il sindaco di Firenze partirà all'attacco, la parabola del governo di Enrico Letta arriverà fatalmente al fondo.
E' ipotizzabile, infatti, una convivenza tra Renzi che conquista il partito con la dichiarata intenzione di puntare a Palazzo Chigi ed un Enrico Letta disposto a rimanere a Palazzo Chigi solo fino a quando il suo naturale antagonista deciderà di lasciarlo a giocare con la campanella del Presidente del Consiglio ? Se questo è lo scenario più realistico ne consegue che la sorte del governo di larghe intese dipende esclusivamente dalle vicende interne del Partito Democratico e che la data in cui l'attuale legislatura arriverà alla fine sarà quella che seguirà immediatamente il congresso del maggior partito della sinistra. E' logico, quindi, che i partiti del centro destra mettano in conto la possibilità di andare al voto nella prossima primavera e si preparino a non subire passivamente le conseguenze dei contrasti interni del Pd. Ma sarebbe ancora più logico che chi, nel Partito Democratico, non vuole subire passivamente l'Opa ostile di Renzi e crede che il governo Letta debba essere sostenuto per evitare guai maggiori, si regoli di conseguenza. Mettendo Renzi nella condizione di non nuocere!
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:52