Né Fi né An ma una nuova classe politica

Se il Pdl diventa la sigla del ressemblement del centro destra e rinascono da un lato Forza Italia e dall'altro Alleanza Nazionale, bisogna capire quali altre forze possono entrare a far parte della della grande federazione destinata a competere con la sinistra in una nuova fase di ritorno al bipolarismo. La questione è apparentemente semplice. Rinasce Forza Italia, rinasce An. C'è da definire il ruolo e la posizione dell'Udc , di una parte di Scelta Civica e della stessa Lega. Ed il gioco è apparentemente fatto. Nella realtà, invece, la questione è molto più complessa. In primo luogo perché il ritorno alle origini ipotizzato per gli ex forzisti arricchiti di alcuni esponenti della destra ormai lontani dalle loro posizioni di partenza e per gli ex missini diventati ex An, non è affatto semplice. Lo spirito può essere lo stesso della prima metà degli anni '90.

Ma le condizioni politiche generali sono totalmente diverse. E, soprattutto, perché a queste condizioni diverse corrispondono personaggi che sono sostanzialmente gli stessi del passato con solo vent'anni in più sulle spalle. Forza Italia nasce sulle macerie della Prima Repubblica e dalle ceneri dei partiti democratici di allora. Ha un leader con alle spalle non responsabilità politiche ma solo il successo conseguito come imprenditore. Ed è, proprio grazie al suo leader, l'espressione della volontà di cambiamento e di innovazione della maggioranza degli italiani in una situazione in cui il crollo del regime partitico precedente sembra offrire al paese la possibilità di poter dare vita ad una travolgente fase di ricostruzione e ad un nuovo miracolo italiano. An nasce sulla scia della spinta innovativa e rivoluzionaria di Forza Italia e diventa automaticamente la nuova destra che rinuncia alla parte ormai superata del proprio passato e si lancia verso un futuro non più di emarginazione ma di protagonismo.

L'ansia di novità e di cambiamento esiste anche oggi. Ma non s'incanala nei partiti che avevano promesso allora la grande innovazione ma che in vent'anni sono riusciti ad essere solo l'espressione del grande continuismo. E non trova rappresentanza neppure nelle forze politiche alternative alla classe politica invecchiata del centro destra. Si sfoga nell'astensione e nella protesta. E prima di essere richiesta di novità è espressione di delusione, di rabbia, di rassegnazione. Può il rassemblement di centro destra chiamato Pdl e formato da una nuova Forza Italia e da una nuova Alleanza Nazionale tenere insieme gli elettori rimasti e recuperare la massa della maggioranza delusa salvandola dalla depressione e dalla convinzione che il futuro sarà comunque peggiore del passato ? L'ipotesi che a compiere questo miracolo possano essere gli stessi personaggi che hanno provocato la delusione e la corsa al pessimismo appare decisamente azzardata. Nessuno può pretendere l'epurazione o la sostituzione di nessuno.

Ma sollecitare una immissione di forze fresche e di uomini non usurati accanto alle vecchie glorie sembra essere una richiesta non solo lecita ma addirittura scontata. E lo stesso vale per il rassemblement, che per funzionare non può essere solo la sommatoria di sigle partitiche dietro cui si nascondono solo gruppi di potere ma deve poter raccogliere tutti i segmenti più attivi ed innovativi della società italiana: i giornali, le riviste, i centri studi, le associazioni di scopo, i gruppi di volontariato e tutte quelle altre organizzazioni di settore e di categoria che fanno parte a pieno titolo di un'area di cui i vecchi partiti rappresentano solo una ristretta minoranza.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 15:44