Il Pdl alzi l’asticella ad Enrico Letta

Gli ipocriti sostengono che le sentenze non si discutono. Ed, invece, da che mondo è mondo, non esistono sentenze che non aprano discussioni e non provochino divisione e contrasti nell’opinione pubblica. Gli stessi ipocriti, poi, aggiungono che il Pdl deve separare la questione giudiziaria da quella politica e ribadire il pieno sostegno al governo di Enrico Letta. Come se fosse del tutto indifferente la circostanza che nel frattempo al centro destra si tenta di eliminare il proprio leader usando le sentenze come arma impropria.

All’ipocrisia bisogna porre un limite. Che non può consistere solo nel rendere più perentoria la richiesta abolizione dell’Imu e della rinuncia all’aumento dell'Iva da parte del Pdl. E non può neppure risolversi in una nuova campagna per la giustizia giusta e la difesa dello stato di diritto tornando a sollecitare ancora una volta (e sempre inutilmente) la separazione delle carriere dei magistrati e la responsabilità civile dei giudici. Se il centro destra vuole alzare l’asticella deve pretendere qualcosa di politicamente più significativo da parte di Enrico Letta, di Dario Franceschini e di quei settori del Partito Democratico che considerano senza alternative praticabili in questa legislatura l’esecutivo di larghe intese. Questo qualcosa riguarda la natura dell’esperimento avviato con la nascita dell’esecutivo fondato sulla coabitazione tra Pd e Pdl.

Se la natura deve essere quella della precarietà data da una emergenza contingente, non si capisce perché mai il centro destra dovrebbe assistere passivamente alla eliminazione brutale del proprio leader e continuare a fornire il proprio appoggio e sostegno a chi non vede l’ora di vedere il Cavaliere detronizzato per potersi sbarazzare di un alleato azzoppato. Se invece la natura del governo deve essere quella di un esecutivo destinato a realizzare le riforme risultate impossibili in epoca di bipolarismo muscolare ed obbligato a rimanere in vita fino a quando l’azione riformatrice non sarà completata, la faccenda cambia aspetto. Ed il centro destra può anche pensare di continuare a sacrificarsi per il bene superiore del paese cercando, nel contempo, di difendere e preservare il ruolo politico del proprio leader. Il Pdl, in sostanza, deve sfidare Enrico Letta a prendere apertamente le distanze da quanti nel suo partito puntano sulla precarietà del governo per perseguire l’obbiettivo del ritorno alla guerra civile fredda favorita dalla liquidazione ingiusta ed assurda del leader del centro destra. Questo significa che Letta debba definire “irreversibili” le larghe intese ? Niente affatto. Perché in politica tutto è sempre reversibile.

Ma che almeno abbia il coraggio di incominciare a prendere oggi la strada che in futuro, sempre che non voglia smentire se stesso, la propria natura e la propria storia per consegnarsi ad una qualche deriva vendoliana o grillesca, dovrà comunque imboccare. Il riformismo, infatti, è comunque alternativo al fondamentalismo massimalista. Anche ( e soprattutto) se Berlusconi dovesse venire politicamente assassinato e se la maggioranza moderata e riformista del paese dovesse temporaneamente trovarsi senza un leader.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:51