
Adesso tutti parlano della crisi ormai evidente del Movimento Cinque Stelle e rilevano che la causa principale del fenomeno sia la sostanziale incapacità di Beppe Grillo di saper gestire una vittoria dalle dimensioni assolutamente non previste. L'osservazione è giusta. Ma solo in parte. Perché è sicuramente vero che Grillo abbia data il meglio di se nel ruolo di demagogo populista e non sia offrendo prove particolarmente brillanti in quelle di capo politico di un movimento che ha raccolto un quarto degli elettori italiani.
Ma è altrettanto vero che il comico genovese improvvisatosi leader nazionale non debba fronteggiare solo la normale concorrenza delle altre forze politiche decise a recuperare in qualche modo fette dell'elettorato a vantaggio dei grillini ma debba anche sopportare da solo il peso enorme di un intero sistema mediatico teso a frantumare un fenomeno considerato politicamente scorretto e da normalizzare con ogni mezzo possibile. Da questo punto di vista la crisi dei grillini può essere considerata come la conseguenza della vendetta dei media tradizionali nei confronti della rete. Con l'aggiunta, però, che la stragrande maggioranza del sistema mediatico tradizionale del nostro paese non è espressione di un pluralismo maturo ma è caratterizzato da un pensiero unico omologato e conformista erede diretto della vecchia egemonia della sinistra ortodossa. E che questo gigantesco esercito fatto di grandi giornali e potenti testate televisive, passato un primo momento di attenzione e di sostegno per un movimento che essendo di protesta veniva considerato collaterale e funzionale alla sinistra, ha ben presto scoperto che Grillo era collaterale e funzionale solo a se stesso.
E che un irregolare di questo tipo, ben deciso a non derogare dalla linea della protesta antisistema, debba essere messo nelle condizioni di non nuocere frantumandogli una rappresentanza parlamentare formata da neofiti della politica incapaci di reggere la pressione continua ed ossessiva dei media tradizionali. Chiusi in Parlamento, infatti, i grillini avvertono di meno gli stimoli e le richieste di intransigenza che provengono dalla rete e sentono molto di più l'attenzione micidiale di una stampa, un tempo lontana e mitizzata ed oggi fin troppo presente, tesa a spezzare il legame esistente tra i senatori ed i deputati di Cinque Stelle ed il loro leader lontano ed anomalo. Grillo, allora, non deve battersi solo contro gli altri partiti che cercano legittimamente di ridimensionarlo e rimandarlo nei teatri.
Deve resistere alla offensiva di una oliata e ben funzionante macchina da guerra mediatica ispirata al pensiero unico della sinistra tradizionale che ha come unico obbiettivo di dividere, lacerare, frantumare il Movimento Cinque Stelle reo di essere rimasto fedele alla sua impostazione di forza di protesta antisistema e di non essersi trasformato in forza collaterale e subalterna al Partito Democratico. È in grado Grillo di resistere a questa offensiva che non conosce soste e che viene condotta con i metodi più spregiudicati sperimentati nel passato? In attesa di verificare quale sarà la risposta che verrà dai fatti forse sarebbe bene incominciare ad interrogarsi sull'altra anomalia della democrazia italiana. Quella di un mondo dell'informazione fermo ancora al pensiero unico di una sinistra in via disfacimento.
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 15:10