
In tutta la ormai lunga storia della Repubblica le proposte di legge di iniziativa popolare non hanno avuto alcuna fortuna. Le non tantissime che sono state promosse e che sono riuscite a raccogliere le cinquantamila firme necessarie si sono regolarmente impantanate nelle aule parlamentari e sono state inghiottite dalle sabbie mobili di Camera e senato. La ragione è duplice. Le proposte di legge di iniziativa popolare non nascono mai dai partiti tradizionali, che essendo presenti in Parlamento non avrebbero alcun bisogno di raccogliere le firme per presentare le proposte di legge, ma sempre da comitati spontanei di cittadini che molto spesso hanno in comune solo l'interesse per il singolo provvedimento che vorrebbero far approvare.
Inoltre, proprio per questo motivo, la spinta dei comitati tende ad esaurirsi con la raccolta delle firme e con la presentazione della proposta in Parlamento. Cioè con la consegna del provvedimento nelle mani di chi se lo avesse condiviso lo avrebbe fatto proprio senza dover ricorrere alla mobilitazione popolare e che, non condividendolo o considerandolo estraneo ai propri interessi , lo indirizza regolarmente verso il fallimento. A che serve, allora, una proposta di legge d'iniziativa popolare ? Normalmente non a far varare la legge in questione ma , più semplicemente, a sollevare un problema ed a sollecitare l'attenzione dell'opinione pubblica del paese. Per ottenere un risultato concreto dovrebbe prevedere che la campagna di pressione sulla classe politica e su tutti i cittadini scattasse subito dopo la conclusione della campagna per la raccolta delle firme. E poiché ciò non avviene le proposte di legge di iniziativa popolare hanno da sempre una scarsissima fortuna.
Non è detto, però, che questa sorte sia immutabile. Soprattutto adesso che l'iniziativa politica tende a nascere fuori dai partiti tradizionali, viene portata avanti sempre più spesso da corpi intermedi diversi da quelli del passato e trova nella rete (e nelle piazze) strumenti di pressione estremamente efficaci. Alla luce di tali fenomeni, quindi, non è affatto peregrina l'idea di tornare ad utilizzare la proposta di legge di iniziativa popolare per dare vita a delle battaglie tese a porre all'attenzione generale idee e progetti su cui fino ad ora la classe politica ha fatto blocco o non ha manifestato particolare interesse. I terreni si cui si può giocare con una qualche speranza di successo la partita della proposta di legge di iniziativa popolare sono numerosi. Ma quelli più urgenti sono la riforma istituzionale destinata a trasformare la repubblica parlamentare in repubblica presidenziale e la riforma delle carceri tesa a cancellare ciò che nel nostro paese è ormai diventato uno strumento di tortura intollerabile ed ad introdurre un sistema nuovo ed articolato di pene alternative.
Sulla riforma presidenziale la battaglia per una proposta di legge di iniziativa popolare è stata lanciata dal costituzionalista Giovanni Guzzetta e trova il pieno sostegno de “L'opinione” e della sua “comunità” di amici e sostenitori ormai da tempo impegnati nel portare avanti le grandi riforme indispensabili per la ripresa del paese (istituzionale, fiscale, del lavoro, delle autonomie, della giustizia e dello stato sociale). Sull'abolizione delle carceri e sulla introduzione di un nuovo sistema di pene alternative all'impegno promotore dei radicali si aggiunge oggi quello di nuove forze della società civile, come la Lidu (Lega Italiana per i Diritti dell'Uomo), a cui la “comunità de l'Opinione” intende dare tutto il suo massimo sostegno. Per l'Italia!
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 15:34