
Caro direttore,
leggo con interesse della tua iniziativa che conferma l'attualità e la completezza della tua visone del mondo politico e della conseguente esigenza di rinnovamento intellettuale, culturale e morale dell'intera classe politica. Chiaramente il documento formulato dalla Redazione dell'Opinione si concentra sulla "Rifondazione del Centro Destra". Essendo una priorità strategica non più dilazionabile sottoscrivo e aderisco al progetto proposto. Al tempo stesso, mi preme segnalarti che, come d'altra parte dallo stesso documento si evince, lo spettro sociale cui ci si riferisce per il cambiamento non è più ideologicamente indirizzato a coloro che sino ad oggi hanno aderito e seguito il pensiero liberale-riformista e/o popolare dei tempi andati, bensì a un polmone di uomini e di idee che va ben al di là della semplice demarcazione sinistra - destra.
I cambiamenti a livello geo-strategico subentrati negli ultimi 10 anni, sebbene ancor oggi non siano degnamente considerati e valutati dalla nostra classe politica dirigente che, per contro, continua a espandere i riflettori sui problemi "caratteriali-istituzionali" di natura interna, a mio parere pongono in essere la necessità di una prioritaria maggiore aggregazione delle politiche economiche, fiscali, sociali e di Sicurezza nazionale a livello Europeo. Rispondendo dunque al tuo appello di contribuire con interventi personali accenno sinteticamente di seguito alla mia particolare visione del "cambiamento" da intraprendere. Il Mediterraneo è stato sempre al centro dell'evoluzione dei popoli. Oggi, malgrado lo spostamento dell'attenzione internazionale sulla finanza e sui mercati dell'area del Pacifico, dal punto di vista socio-culturale il Mediterraneo mantiene la sua centralità. In particolare, per il cambio di strategia attuata dagli USA nell'ultimo decennio (Iraq, Afghanistan, Rivoluzioni Arabe, SIRIA e Iran), che ha messo in evidenza una priorità di alleanza strategica tra USA e Arabia Saudita, l’UE risulta sempre più isolata a livello internazionale e frammentata al proprio interno.
Il caso Libia e ancor più il continuo "massacro" perpetrato in Siria ne sono esempi evidenti. Nel particolare dell’Afghanistan, inoltre, la problematica è sempre più orientata su soluzioni del tipo “dialogo interculturale”, che porta a un ritiro immediato delle forze occidentali, in particolare il contingente italiano. Unico, insieme agli inglesi, rimasto sul terreno in appoggio "operativo" agli USA. La Francia ha completamente ritirato le proprie forze, mentre la Germania mantiene solo personale "istruttore" nell'area. Tutto ciò a dimostrazione che, soprattutto in politica estera, l'Europa a livello Unitario ha cessato di esistere, contrariamente a quanto le spinte di politica monetaria, per contro, insistono. Ecco quindi che bisogna andare verso un’Eurozona Stato che faccia riferimento a un unico “Popolo” e a un unico “Ordinamento”.
La crisi dell’Euro sta dimostrando che non si può più fare a meno di una maggiore integrazione, soprattutto a livello politico. Nel breve termine, non si potrà fare a meno di ancorare il proprio futuro alla difesa dei valori dell’identità europea e alla proposta di una “Consiglio Europeo Costituente”, che possa degnamente ridisegnare il complesso geografico (proprio iniziando dalla sola zona Euro), etico, giuridico e sociale del quadro istituzionale. Magari con un orientamento Federale, seguendo il riferimento della Costituzione Svizzera: Federale, decentrata e molto aperta alla democrazia consultiva e referendaria. Una nuova Costituzione Europea aperta a ogni comprensione del singolo cittadino e allo stesso tempo a una vera integrazione dei popoli, avendo come riferimento ispiratore le comuni radici culturali, nel rispetto delle libertà dei singoli e della sovranità popolare e delle necessarie autonomie dei singoli Stati membri.
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 15:42