La triste storia del piffero di Piacenza

È bastato un mese e mezzo di paralisi politica per provocare un significativo scambio di ruoli tra Pier Luigi Bersani e Beppe Grillo, tra il Partito Democratico ed il suo “nemico a sinistra” rappresentato dal Movimento Cinque Stelle. All'indomani del voto il ruolo di Bersani e del Pd era quello,dichiarato, di attaccare la compattezza dei grillini e di fare scouting nei confronti del parlamentari del movimento guidato dal comico genovese. Al contrario, il ruolo di Beppe Grillo era di difendere la compattezza della rappresentanza parlamentare grillina e di impedire che il Pd potesse realizzare ai danni del Movimento Cinque Stelle quell'operazione di frantumazione perfettamente riuscita nel passato più recente ai danni di Rifondazione Comunista di Fausto Bertinotti e dell'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. La situazione, oggi , è completamente cambiata.

L'assediante è diventato assediato. Non è più Bersani che tenta di fare scouting tra i grillini ma è Grillo di prova a compiere la stessa operazione tentata ai suoi danni nei confronti del parlamentari del Partito Democratico. A nessuno sfugge che la candidatura civetta di Milena Gabanelli al Quirinale nasconda quella vera di Stefano Rodotà . Ed è fin troppo evidente che il nome dell'ex Presidente del Pds e parlamentare di lungo corso della sinistra post-comunista è fatto apposta per provocare non l'elezione di Rodotà , operazione che presupporrebbe una improbabile scelta unitaria del Pd nei confronti del candidato lanciato da Grillo, ma una più probabile frantumazione del partito di Bersani durante le votazione a scrutinio segreto per il successore di Giorgio Napolitano. Questa scambio di ruoli non è solo il segno delle difficoltà in cui versa il Pd a causa della insensatezza con cui Bersani ed il suo gruppo di fedelissimi ha deciso di gestire un risultato elettorale falsato da un premio di maggioranza eccessivo.

È, soprattutto, l'indicazione della sorte che aspetta il Partito Democratico nel corso della durata dell'attuale legislatura. Una sorte segnata non dallo scouting di Bersani sui grillini ma dall'offensiva costante di Grillo tesa ad aprire varchi nella sinistra del Pd ed a mandare il mille pezzi il maggiore partito della sinistra italiana. È fin troppo chiaro, infatti, che se Bersani non vuole correre il rischio di vedere una esplosione di franchi tiratori alla quarta votazione sul Quirinale deve chiudere un accordo blindato con il Pdl e con i montiani nei primi tre scrutini su un nome condiviso. E, sulla base di questo accordo sul nuovo Presidente della Repubblica, non può correre il rischio di spianare la strada ad elezioni anticipate che lo costringerebbero a difendersi dal “ciclone-Renzi”ed a trovare una intesa su un governo di scopo con Silvio Berlusconi.

Ma è altrettanto chiaro che Grillo, consapevole che il voto a breve segnerebbe una sconfitta per il proprio movimento, spera proprio che una intesa Pd-Pdl si realizzi sia sul Quirinale che sul governo per avere un bersaglio, il Pd, da aggredire costantemente all'insegna della lotta all'inciucio per provocarne la frantumazione e conquistare la parte più estremista del suo elettorato. La partita del Quirinale, quindi, non è la conclusione di una fase politica ma, al contrario, solo il suo inizio. Una fase in cui il Pd sbilanciato a sinistra da un gruppo dirigente confuso e settario dovrà vedersela con un nemico a sinistra deciso a portare avanti l'assedio per tutta la durata del futuro governo di scopo e della legislatura. Se non fosse che le conseguenze di questa lotta tra le due sinistre sono destinate a scaricarsi sul paese la faccenda sarebbe addirittura divertente ed assumere il titolo de “La triste storia del piffero di Piacenza”.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:53