
Si schianta o non si schianta? L'interrogativo riferito al tentativo di Pier Luigi Bersani domina l'attuale momento politico. Ma costituisce un falso problema. Perché Bersani si è già schiantato. Non personalmente ma nella sua condizione di massimo rappresentate del Partito Democratico. E lo ha fatto nel momento in cui durante la ridicola e devastante consultazione in streaming con i rappresentanti del Movimento Cinque Stelle, è stato costretto a rivendicare la diversità morale e la superiorità politica del proprio partito per fronteggiare l'accusa di Roberta Lombardi e di Vito Crimi di essere responsabile, al pari di tutte le altre forze politiche tradizionali, dei danni provocati al paese negli ultimi vent'anni. La diversità morale e la superiorità politica della sinistra erede del Pci hanno rappresentato per l'intero secondo dopoguerra italiano un assioma ed un dogma inattaccabili. Anzi, l'assioma della diversità è stato costruito negli anni Settanta da Enrico Berlinguer sul dogma della superiorità realizzato precedentemente da Palmiro Togliatti.
Insieme, diversità e superiorità, sono diventati dagli anni '80 in poi il piedistallo su cui il Pci ed i suoi eredi Pds e Pd hanno costruito tutte le proprie fortune politiche. Bersani, che di questa tradizione è l'erede ufficiale e che proprio in nome di questa tradizione ha rivendicato il diritto di poter guidare il paese, si è schiantato proprio perché, per la prima volta nella storia del suo movimento politico, si è visto costretto ad usare la diversità e la superiorità non come una spada d'attacco ma come uno scudo protettivo. E per la prima volta ha dovuto verificare che lo scudo non funziona e non impedisce affatto l'attacco di chi rivendica per se stesso la diversità etica e la superiorità politica e nega questi attributi a chi per decenni li ha usati per esercita la propria egemonia sul paese. Di fronte a questa vicenda, esaltata da un impietoso streaming, diventa paradossalmente ininfluente la riuscita o meno del tentativo di Bersani di formare il governo. Se il segretario del Pd dovesse completare positivamente la propria missione impossibile potrebbe, forse, rinviare di qualche tempo il momento della presa d'atto della fine di un'epoca per il proprio partito.
Se invece non dovesse riuscirci la presa d'atto sarebbe immediata provocando una crisi nel Pd dagli effetti devastanti destinata a durare almeno fino a quando l'intera sinistra tradizionale non farà finalmente i conti con se stessa e con la propria storia e accetterà la propria condizione di assoluto eguaglianza con le altre forze politiche. Lo streaming come la presa della Bastiglia? In un certo senso si. Perché il copione recitato da Lombardi e Crimi a beneficio del proprio elettorato ha messo in difficoltà Bersani costretto, di fronte al proprio elettorato, ad arroccarsi attorno alla pretesa di continuare a rappresentare “l'aristocrazia repubblicana” rispetto alla normale plebe politica nazionale. Ed ha reso evidente come anche questa Bastiglia abbia mura fragili e destinate ad essere spazzate via dalla furia di chi, a sua volta, pretende di essere diverso eticamente e superiore politicamente in nome di una novità tutta ancora da dimostrare. Il povero Bersani pensava di poter ammansire i grillini salendo sul piedistallo del proprio blasone ma ha dovuto prendere coscienza che i suoi interlocutori, proprio a causa di quel vecchio e superato titolo nobiliare, intendono ghigliottinarlo. Il ché è sicuramente un grave problema per la situazione politica del paese e per la sua governabilità. Ma è anche l'avvio di un processo di chiarimento e di normalizzazione della politica nazionale destinato a far saltare le vecchie caste ed a rimettere tutti i cittadini sullo stesso piano.
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 15:33