La truppa grillina sbarca a Roma

Come era scontato che accadesse, una volta giunti nella Capitale, i neo-eletti del M5S si sono chiusi a riccio nei confronti di qualunque incursione giornalistica. Tranne qualche dichiarazione generica, la truppa cammellata parlamentare di Grillo ha eretto un muro invalicabile nei confronti della morbosa curiosità mediatica che l'avvolge. Possiamo stupirci, come fanno i farisei interessati di un sistema politico che il comico ligure vorrebbe liquidare in blocco? Non penso proprio, valutando freddamente la condizione strutturale dello stesso M5S. Mettiamoci per un attimo nei panni di un cittadino comune paracadutato miracolosamente alla Camera o al Senato, grazie proprio all'iniziativa politica di Grillo e del suo guru Casaleggio.

Costui ha chiare due cose: a) il termine del suo mandato, stabilito dal non-statuto del suo movimento e due legislature; b) la gestione totalmente verticistica del movimento medesimo, in cui basta letteralmente un clic da parte del proprietario del relativo simbolo per essere messo politicamente alla porta, come d'altronde è già accaduto. Ora, prescindendo un attimo dalla baggianata della democrazia diretta, con il popolo che entra direttamente nella stanza dei bottoni per fare gli interessi di tutti, i due citati elementi sono così stringenti da impedire a chiunque, fosse pure un novello Pico della Mirandola, di avventurarsi in pericolose dissertazioni politiche, senza che prima vi sia stato il beneplacito del padrone indiscusso del suo non-partito. Soprattutto in questa fase espansiva, in cui il M5S sembra avere rotto ogni argine, anche il più arrivista dei suoi eletti, una volta guadagnato nel modo che sappiamo lo scranno parlamentare, non farà nulla per irritare il capo, sperando eventualmente che la provvidenza possa in futuro allungare e migliorare la propria personale posizione.

Intanto ci siamo piazzati, penseranno in molti, quello che accadrà da qui in avanti non lo sappiamo, ma nel frattempo la cosa più saggia è quella di rigare dritti, uniformandosi alle direttive del non-leader Beppe Grillo. Costui, in particolare, sembra aver inventato la formula perfetta per restare al comando del Movimento all'infinito, visto che, contrariamente ai limiti rigidissimi imposti ai propri rappresentanti, la sua figura di autocrate non stabilita espressamente, per come è congegnata, non sembra avere alcun confine temporale. Egli, infatti, non ha affatto bisogno di candidarsi a nulla ed il suo non-partito, a termini di non-statuto, non possiede nessun direttivo e non celebra congressi. L'intera organizzazione democratica del M5S si svolge sul blog di Grillo. In questo modo, attraverso una illusoria democrazia virtuale, sarebbe anche possibile che il geniale inventore di questo semplice ma micidiale meccanismo arrivi a Palazzo Chigi con qualche altro colpo di clic. Ma una cosa è certa, in questa situazione, solo un Partito democratico giunto all'ultima spiaggia può sperare che si apra una falla all'interno della testuggine parlamentare dei grillini eletti in Parlamento. All'interno della spietata democrazia del web inventata da Grillo e Casaleggio, come dimostra il caso eclatante di Giuseppe Favia, chi tocca i fili del dibattito interno muore.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 15:45