
Non va considerata una scelta particolarmente intelligente quella di alcuni esponenti politici tedeschi, sia di area popolare che di area socialista, di partecipare in prima persona alla campagna elettorale italiana sostenendo a spada tratta Monti e Bersani e l'ipotesi di una collaborazione tra centro e sinistra per il dopo voto. È possibile che il loro obbiettivo di vedere battuto il centrodestra di Silvio Berlusconi venga conseguito anche grazie alla loro azione propagandistica. Ma è sicuro che il loro comportamento lascerà una ferita indelebile nella storia dei rapporti tra il nostro paese, la Germania ed il resto dei paesi dell'Unione Europea.
Se la loro partecipazione attiva e diretta alla lotta politica nostrana fosse stata condotta secondo lo schema delle tradizionali distinzioni politiche europee non ci sarebbe stata alcuna ferita. Se i popolari tedeschi avessero appoggiato gli aderenti italiani al partito popolare europeo ed i socialisti tedeschi avessero fatto altrettanto con gli aderenti italiani al Partito Socialista europeo, si sarebbe potuto tranquillamente parlare di significativo contributo degli esponenti dei grandi partiti tedeschi all'adeguamento della politica italiana alla realtà politica europea. Ma ciò che è avvenuto è stato di segno esattamente opposto allo schema del tradizionale bipolarismo del Vecchio Continente. Perché i cristianodemocratici che sono intervenuti nella politica italiana lo hanno fatto non per sostenere il Pdl o l'Udc, partiti aderenti al Ppe. Ma per appoggiare in maniera fin troppo dichiarata un partito non presente nel Ppe come quello di Mario Monti. Mentre i socialisti che hanno partecipato alla campagna elettorale non si sono limitati fare il tifo per Pier Luigi Bersani ed il suo Pd. Ma hanno contribuito con grande fervore a rendere incandescente il dibattito politico italiano attaccando con la massima virulenza Silvio Berlusconi, trattato come un populista anti-europeista e una sorta di referente italiano della greca Alba Dorata.
Può essere benissimo che questa sorta di acredine pregiudiziale contro il Cavaliere manifestata dai politici tedeschi di diversa estrazione nasca dalla convinzione maturata in totale buona fede della non affidabilità internazionale del leader del Pdl. Ma è fin troppo evidente che per esprimere una convinzione del genere i politici tedeschi di diversa collocazione hanno realizzato una intromissione non dovuta e decisamente anomala e pesante nella vita politica del nostro paese.
I sostenitori del Pdl sono convinti che questa ingerenza non avrà alcun effetto sul Cavaliere. Anzi, si ritorcerà come un boomerang impazzito contro chi avrebbe dovuto beneficiare dell'intromissione in casa altrui.
Ma il problema non è se l'ingerenza possa avere effetti controproducenti. Il problema è rappresentato dall'ingerenza stessa. Che oggi ha colpito e colpisce il leader del centrodestra. Ma che domani potrebbe essere rivolta contro chiunque nel nostro paese abbia la singolare pretesa di non badare agli interessi tedeschi ma di cercare di tutelare, per quanto sia stato possibile, gli interessi nazionali. Passata la ventata giustizialista e populista che devasta l'Italia, la questione diventerà centrale e decisiva nella politica italiana.
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 15:20