Non Habemus Papam

Non “habemus papam”. Benedetto XVI si dimette come in un film di Nanni Moretti. La spettacolarizzazione della vita non risparmia più nulla. Né il sacro né il profano. Adesso rimangono solo le ipotesi e le dietrologie. Perchè lo ha fatto? Ricatti? Stanchezza? Malattia? Certo il suo pontificato, a parte i problemi teologici e quelli della crisi mondiale, non è stato facile. Per di più l’Italia non è più quella nazione rassicurante e moderata dove un solo partito, la Dc, rappresenta i cattolici e il comune sentire, con gli altri a fare da contorno laico e con un partito comunista a fare la finta opposizione recitando la parte di Peppone in un’ideale serie politica infinita con don Camillo. No oggi ci sono persino i tecnici. Tutti cercano la benedizione papale specie sotto elezioni, ma nessuno garantisce più niente. E d’altronde anche i sondaggi dicono che le tematiche sociali ed etiche della dottrina della Chiesa i voti non li spostano. Casomai li fanno perdere. Insomma, persino qui da noi, paese cattolicissimo nelle forme ma molto meno nella sostanza, “in hoc signo non vinces”. Non più almeno.

Per mesi adesso si speculerà su retroscena veri o totalmente inventati dai giornalisti. E Nanni Moretti, modesto ed egocentrico regista italiano più avvezzo alle frequentazioni politiche e girotondine e alle intemerate anti berlusconiane che alle tematiche d’Oltretevere, si guadagnerà, per caso, il ruolo di profeta in 35 millimetri anzi in digitale. Infatti nel 2011 con il suo “Habemus papam”, immaginò nella trama di un film che voleva essere solo irriverente e sarcastico, un pontefice che, immediatamente dopo l’elezione, rinunciava in maniera plateale all’investitura non uscendo a benedire i fedeli dopo la fumata bianca. Mutatis mutandis, adesso un fatto del genere avviene per davvero. E forse la realtà supera la fiction. Infatti il papa morettiano, Michel Piccoli, era ridotto a un soggetto da strizza cervelli, sconvolto dai cambiamenti che la vita da papa poteva portare al suo stile di esistenza. Uno che veniva mandato dalla psicoterapeuta, moglie separata dello stesso personaggio interpretato da Moretti, psicanalista incaricato di vegliare su tutto il concilio, a raccontare quanto avesse sofferto da piccolo. Un film che era poco più che una burla anti clericale in cui si parlava del peso del potere.

Anche per un Papa, specie in questi tempi in cui di sicuro è rimasta solo la morte. Nel film l’apparato di sicurezza vaticano alla fine faceva di tutto per nascondere l’accaduto, mentre ieri siamo stati avvisati da un’agenzia come se si trattasse dell’ondata di neve che assedia il Centro Nord. Roba che se fossimo stati nel primo di aprile avremmo preso con una risatina. E invece eccoti l’ansa a dire che “il papa si dimetterà il 28 febbraio prossimo per il bene della chiesa”. Quasi come se si trattasse dell’ennesimo avviso di garanzia a un politico sotto elezioni o di un nuovo scandalo nelle banche italiane. In altri tempi si sarebbero scatenati i millenaristi e i complottisti, ma ora con internet si può fare la tara anche a questo tipo di reazioni. Non ci stupiamo più di niente perchè proprio nulla ci siamo fatti mancare dall’inizio di questo millennio, specie nel novero delle categorie dello spirito delle cose pessime.

Per cui abituiamoci anche a questo nuovo stato di cose: una volta a Roma dicevamo che “morto un Papa se ne fa un altro”. E questo ci rassicurava e ci faceva sentire eterni e immortali. Adesso dobbiamo contemplare anche l’istituto delle dimissioni papali per stress o diplomatiche, per chissà quale motivo. Possiamo consolarci pensando che, tutto sommato, un fatto del genere spinge anche un’istituzione che i credenti giudicano sacra come la Chiesa nel recinto molto più umano della secolarizzazione e anche dell’ “odiato” (da loro) laicismo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:51