
Lo spettro dell'ingovernabilità che si aggira sul nostro paese alimenta due incubi antitetici. Il primo è quello della grande coalizione. Che tutti a parole dicono di non volere. Ma che nessuno osa scartare effettivamente nel timore che l'assenza nel dopo voto di una maggioranza certa e definita costringa ancora una volta a riaprire la stagione dei governi d'emergenza e di solidarietà nazionale. Chi in silenzio pensa che la grande ammucchiata sia la soluzione più ovvia nel caso il Pd non riuscisse a governare da solo o fosse impossibile mettere insieme la sinistra e il centro di Monti sa bene che la proposta può essere riesumata solo a voto concluso e ad ingovernabilità acclarata.
Fino a quando è in corso la campagna elettorale i partiti sono obbligati a recitare la parte di chi non esclude inorridito una ipotesi del genere. Perché altrimenti non potrebbero mobilitare il proprio elettorato e regalerebbero voti all'astensione ed all'antipolitica . Ad urne chiuse, però, il misirizzi della grande coalizione è destinato a riscattare. Non più nella formula tecnica realizzata nell'anno passato da Mario Monti. Perché ad uccidere quella formula è stato Monti stesso con la sua inaspettata “salita in politica”. Ma con la formula tutta politica realizzata dalla Merkel in Germania dell'alleanza emergenziale dei partiti maggiori. Oggi, in sostanza, un governo Bersani, Monti, Alfano appare assolutamente incredibile. A marzo , però, di fronte alla impossibilità di trovare sbocchi, potrebbe diventare meno fantasioso. Accanto a questa ipotesi fantapolitica prodotta dallo spettro dell'ingovernabilità c'è , poi, una seconda ipotesi.
Che al momento può apparire addirittura più fantasiosa (se non folle) rispetto a quella della grande coalizione. Ed è quella del governo di sinistra-sinistra formato dal Pd , dal partito di Ingroia e da quello di Beppe Grillo. Irrealistica? Certo. Ma se la follia viene analizzata sul piano numerico si scopre che la matematica non la esclude affatto. Se ad un Pd sopra il 30 per cento si dovessero assommare una Rivoluzione Civile quotata il cinque per cento ed un Movimento Cinque Stelle sopra il quindici, il cinquanta per cento sarebbe abbondantemente superato. Ed una maggioranza sicuramente ampia ed autosufficiente sarebbe stata trovata. Si dirà che a questa maggioranza numerica non potrebbe corrispondere alcuna maggioranza politica. Perché Ingroia è concorrente di Bertsani e Grillo di tutti e due. Ma ne siamo proprio certi? L'ex magistrato è pronto a sfidare Bersani a scegliere tra l'alleanza a sinistra con Rivoluzione Civile e l'alleanza moderata con Monti, Fini e Casini. Ed è certo che questa sua offerta non potrà lasciare indifferente una parte consistente del Partito Democratico.
Non solo quella vicina a Vendola ed a Sel ma quella legata allo stesso segretario dei Fassina e dei “giovani turchi”. Grillo, poi, è proprio certo che sia così sprovveduto come tutti lo dipingono? E che non abbia già calcolato che nel momento in cui i suoi parlamentari entreranno a Montecitorio ed a Palazzo Madama saranno oggetto di uno spietato corteggiamento fatto a colpi di concreti benefici di governo e sottogoverno da parre di un Pd abitutato da sempre a frantumare i “nemici a sinistra”? Può essere che il comico genovese, convinto che la nuova legislatura duri molto poco, decida di rimanere all'opposizione nella convinzione di poter cavalcare nelle elezioni successive un'onda ancora più forte dell'antipolitica. Ma non è affatto escluso che, per evitare la frantumazione dei suoi, sia egli stesso a lanciare l'offerta di un governo rivoluzionario totalmente di sinistra, il primo della storia per il nostro paese. Follia? Possibile. Ma fin troppo lucida!
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 15:23