
Chi ha predicato da anni contro gli effetti perversi del circuito mediatico-giudiziario non può non dare ragione al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per il suo appello ad evitare che anche la vicenda del Monte dei Paschi di Siena venga trattata all’insegna dello scandalismo giornalistico alimentato dal protagonismo giudiziario. Certo, condividere ed apprezzare l’appello del Quirinale non significa chiudere gli occhi di fronte alla circostanza che solo oggi Napolitano ha scoperto un fenomeno del genere, che la conseguenza della sua richiesta non è solo la difesa di Bankitalia e del sistema bancario ma anche il tentativo di disinnesco di tutte le tante mine che il caso Mps potrebbe far scoppiare sotto il sedere della politica in generale e del Pd e della sinistra in particolare. Ma la scoperta che Napolitano avverta il richiamo della propria foresta d’origine durante quello che Roberto Maroni ha chiamato il “semestre rosso”, non cambia la validità della sua critica ai pericoli del circuito mediatico-giudiziario e l’importanza simbolica che per la prima volta tali pericoli siano stati denunciati dalla più alta autorità della Repubblica.
Dato a Napolitano ciò che è di Napolitano, va però rilevato come fino ad oggi la vicenda Mps sia stata caratterizzata da due fenomeni particolari. Il primo è che il famoso e deprecato circuito tra stampa e magistratura sia scattato solo dalla parte dell’informazione. Giornali e Tv hanno dato vita al solito scandalismo giustizialista ma lo hanno fatto senza il tradizionale supporto del protagonismo giudiziario. Dove sono i verbali d’interrogatorio o le infinite ed inquietanti intercettazioni dei personaggi implicati che in casi analoghi dominavano pagine e pagine dei quotidiani e riempivano le trasmissioni televisive di maggiore ascolto? Al momento non ci sono fughe di notizie dalle Procure tese ad alimentare l’incendio scandalistico. I magistrati che indagano fanno il loro lavoro evitando clamori eccessivi. E la circostanza merita di essere sottolineata perché dimostra che per fare giustizia non c’è affatto bisogno di magistrati superstar.
Il secondo fenomeno, altrettanto importante e significativo, è che il caso Mps non solleva solo la questione del circuito mediatico-giudiziario ma anche quella del circuito mediatico-bancario. Ma su tale questione non c’è nessuno che osa spendere una sola parola. Per la semplice ragione che il controllo della grande stampa nazionale passa attraverso le principali banche del paese e tutti quei campioni integerrimi della pubblica moralità che imperversano sulle più importanti testate nazionali non hanno il coraggio civile e la dignità intellettuale di denunciare che il caso Mps si porta appresso fatalmente anche il problema della presenza condizionante delle banche nelle proprietà editoriali.
Quanto pesa questa presenza nel modo con cui il caso Mps viene presentato all’opinione pubblica nazionale? È questa presenza che sconsiglia il protagonismo giudiziario, frena il tradizionale linciaggio mediatico nei confronti delle persone e tende ad indirizzare la vicenda verso una conclusione che preveda il sacrificio dei singoli ed il salvataggio dell’intero sistema bancario e mediatico? Giorgio Napolitano ha oggi 87 anni. Gli auguriamo di vivere ancora molto a lungo. Nella certezza che tra vent’anni, come spesso è avvenuto nella sua vita, denuncerà con la massima energia ciò che oggi è sotto gli occhi di tutti ma non dice nessuno.
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 15:32