Prima Repubblica: a volte ritornano

Se uno degli obbiettivi del governo tecnico di Mario Monti era quello di modificare il sistema politico facendo piazza pulita del bipolarismo anomalo della Seconda Repubblica, bisogna riconoscere che il traguardo è stato conseguito. La mancata alleanza tra Lega e Pdl, così come l’impossibilità di una intesa di coalizione tra il centro di Casini e dello stesso Monti e la sinistra Pd-Sel dell’accoppiata Bersani-Vendola, rendono ormai superato lo schema degli ultimi vent’anni del confronto tra due coalizioni antagoniste condizionate dalla rispettive forze estreme piuttosto che da quelle moderate e riformiste. Alle grandi coalizioni di una volta, Pdl e Lega da una parte e Ulivo dall’altro, si sono ormai sostituite le mimi-coalizione di oggi: Il Pdl con la Destra di Storace ed i gruppi minori del centrodestra, il Terzo Polo montiano formato da Udc, Fli e montezemoliani senza Montezemolo, la sinistra di Pd, Sel e lo spezzone del dissidenti dell’Idv, l’area giustizialista di Ingroia e Di Pietro e quella della protesta antipolitica di Beppe Grillo. La legge elettorale rimane quella che cercava di favorire il bipolarismo anche a costo di dare vita a maggioranza in grado di vincere le elezioni ma di non saper e poter governare il paese. Ma lo schema non è più quello della Seconda Repubblica ma è tornato ad essere quello della prima. 

L’unica certezza dell’attuale campagna elettorale, infatti, è che ogni mini-coalizione si candida a guidare il paese ma nessuno può prevedere prima del voto chi riuscirà mai a formare una maggioranza capace di esprimere il governo. Può essere benissimo che alla Camera la sinistra riesca ad ottenere il premio di maggioranza. Ma è ancora più certo che non riuscirà mai a conseguire lo stesso risultato al Senato. E lo stesso vale per qualsiasi altra mini-coalizione. 

Chiunque vorrà governare dovrà negoziare con le altre forze politiche un programma di compromesso e mettere in piedi un  governo di coalizione. Il tutto solo dopo le elezioni e, naturalmente, in maniera sostanzialmente difforme dalle promesse fatte e dagli impegni presi dalla mini-coalizioni ai propri elettori. Come ai tempi passati quando gli elettori si esprimevano in un modo e le forze politiche , incassato il voto dei propri sostenitori, utilizzavano la rappresentatività ottenuta piegandola all’interesse generale della governabilità e alle loro esigenze di potere.

Per Giorgio Napolitano, che nel discorso di fine d’anno ha ricordato come la Costituzione non preveda l’elezione diretta del Capo del governo, questo ritorno al passato va giudicato positivamente. Tanto più che con l’anticipo del voto il compito di indicare il presidente del Consiglio spetta sempre a lui. E l’esperienza dell’ultimo anno consente di immaginare come il Capo dello stato sia già orientato a favorire la formazione di una coalizione di sinistra-centro dominata dal Pd ma bilanciata dalla presenza di Monti a Palazzo Chigi.

Può essere che il disegno di Napolitano sia, a tempi brevi, il “meno peggio” per il nostro paese. Ma a parte la previsione che il negoziato per il nuovo governo sarà lungo e travagliato come quelli dei tempi passati ed il timore che liturgie così farraginose ed estenuanti poco si concilino con una crisi che impone scelte e decisioni rapide, c’è una seconda considerazione da fare. 

Un governo formato da due mini-coalizioni assediato da tutte le altre non potrà avere né la possibilità di realizzare le riforme indispensabili per uscire dalla crisi, né di andare troppo avanti nella legislatura. Il ritorno al passato caro a Napolitano e di cui Monti si è fatto artefice convinto, quindi, non segnerà alcun passo in avanti ma garantirà solo una nuova fase di ingovernabilità e di instabilità. Questa conclusione appare talmente scontata da sollevare un inquietante interrogativo. E se l’obbiettivo fosse proprio quello dell’ingovernabilità e dell’instabilità  per favorire la solita svolta autoritaria, di sinistra o di destra che sia, con cui gli uomini del secolo scorso hanno risposto alle grandi crisi?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:48