Il regime islamico sulle rive del Nilo

In Egitto sta inevitabilmente nascendo un regime islamico con 80 milioni di abitanti. Mentre in Europa ci si preparava a festeggiare il Natale, sabato e domenica scorsi gli egiziani votavano per il secondo e ultimo turno del referendum per la nuova Costituzione. Il 63,8% dei votanti ha approvato la nuova legge suprema. Sotto la nuova carta costituzionale, sparisce ogni parvenza di secolarismo. All’Università di Al Azhar, la più influente istituzione musulmana sunnita, viene garantito il monopolio dell’interpretazione della legge coranica, la shariah. Prima di approvare ogni legge che riguardi la shariah, i politici dovranno addirittura rispettare l’obbligo di consultarsi con gli studiosi di Al Azhar. Sotto la nuova legge suprema, alle donne sarà certamente garantito il diritto di stare a casa: lo Stato si riserva l’obbligo di aiutare economicamente la loro maternità e la loro vita familiare e dovrà stabilire un “equilibrio”, fra i loro “doveri” di mogli e madri e i loro ruoli nella vita lavorativa pubblica.

La shariah (o meglio: la sua interpretazione più ortodossa) sarà alla base del diritto di famiglia. Dunque: la strada è spianata per la poligamia, per i matrimoni forzati anche di bambine, per la segregazione totale della donna come già avviene nella vicina Arabia Saudita. La principale fonte di legge per la minoranza cristiana (il 10% della popolazione), d’ora in avanti sarà l’insieme di norme della loro stessa religione. Lo stesso vale per la residua e più piccola comunità ebraica. Nessun altro culto, all’infuori delle religioni monoteiste, avrà più la possibilità di costruire i propri templi. Le chiese potranno continuare ad esistere ed essere costruite, ma entro stretti limiti e dopo specifiche autorizzazioni delle autorità religiose. È la fine della libertà di culto: di fatto le altre religioni all’infuori dell’Islam saranno appena tollerate.

E solo la versione dell’Islam propugnata dall’Università di Al Azhar sarà accettata. Chiunque potrà rischiare il carcere nel caso commetta il reato di “blasfemia”, cioè di offesa del Profeta: lo stabilisce un articolo della Costituzione, il 44, redatto lo scorso settembre sull’onda dell’ira provocata da un video amatoriale che schernisce Maometto e rimasto nella legge suprema. In Egitto gli islamici faranno sul serio? O, come insiste la vulgata progressista in Occidente, ormai hanno imparato le regole del pragmatismo? Possiamo pensare quel che vogliamo, ma in Egitto danno per scontato che la nuova Costituzione verrà presa sul serio. Prova ne è la durezza della lotta politica, tuttora in corso, scoppiata alla vigilia della sua approvazione. Il referendum stesso non è stato un processo pacifico. Tuttora, a Costituzione firmata dal presidente, l’opposizione del Fronte di Salvezza Nazionale annuncia battaglia e programma una grande manifestazione per il prossimi 25 gennaio. Sarà il secondo anniversario della rivoluzione contro Mubarak. Allora tutto l’Egitto si era unito per scacciare il vecchio dittatore. Oggi un buon pezzo della società di quel Paese non si arrende alla nuova dittatura, mascherata da democrazia.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:37