Governo tecnico, Monti politico

C’è un problema aggiuntivo nella vicenda della eventuale discesa in campo del presidente del Consiglio, Mario Monti. Sia nella versione della sua presenza virtuale attraverso non una candidatura diretta in una lista intestata al suo nome, sia nella versione della presenza reale attraverso una partecipazione attiva e diretta nella campagna elettorale alla guida o di un ampio rassemblement di centrodestra o di una più ristretta area di centro formata da Casini, Fini, Montezemolo e qualche ministro del proprio Gabinetto. Questo problema riguarda direttamente il Capo dello stato. Che è un personaggio di lunghissima esperienza politica e parlamentare che non può ignorare come possa rappresentare una anomalia decisamente esagerata quella di un governo tecnico che assume vesti politiche in campagna elettorale e lo fa con il dichiarato obbiettivo di strappare voti ai partiti che hanno formato la propria paggioranza e gli hanno consentito di goverare per un anno di seguito.

Napolitano sa bene che la prassi seguita durante l’intera storia repubblicana sia stata quella di affidare la guida del paese durante le fasi elettorali o a governo tecnici incaricati di garantire la terzietà delle istituzioni o a governo depotenziati da un punto di vista politico ed incaricati di assicurare solo il disbrigo degli affari correnti. Il tutto proprio per evitare una influenza eccessiva dell’esecutivo ai danni di questa o di quella forza politica durante la delicatissima fase del confronto tra i partiti per la formazione del consenso.

Appare fin troppo evidente che nel momento in cui Monti dovesse decidere di partecipare, in maniera virtuale o reale, diretta o indiretta, alla campagna elettorale, questa prassi verrebbe stravolta e ribaltata. Perché Monti userebbe il proporio ruolo di presidente del Consiglio di un governo tecnico non per garantire la terzietà delle istituzioni ma per fare concorrenza diretta sia ai partiti della propria maggioranza che a quelli dell’opposizione cercando di strappare a ciasuco di loro il maggior numero di consensi.

A regola di logica e di buon senso, in altri termini, di fronte alla eventuale scelta di Monti di scendere in campo, dovrebbe prendere atto della trasformazione del governo tecnico in governo politico e procedere alla formazione di un altro governo tecnico destinato a gestire le elezioni in sostituzione di quello divenuto un soggetto politico come tutti gli altri.

Naturalmente nessuno si stupirebbe se il Presidente della Repubblica dovesse prendere atto dell’anomalia facendo finta di niente. 

Perché sostituire il governo tecnico di un Monti concorrente politico dei vari Bersani, Berlusconi e compagnia bella allungherebbe i tempi, rinvierebbe almeno alla fine di aprile la data del voto, provocherebbe il cosiddetto ingorgo istituzionale e, soprattutto, susciterebbe grandi preoccupazioni in quelle Cancellerie e poteri europei che puntano sui Monti per mettere in sicurezza l’Italia così come, sia pure in maniera pasticciata e con il ricorso alle elezioni riparatorie di un risultato sfavorevole, è stato fatto a suo tempo con la Grecia.

È facile, dunque, escludere che all’eventuale discesa in campo di Monti possa seguire la formazione di un governo tenico destinato a sostituire quello tecnico divenuto nel frattempo iperpolitico. Ma è opportuno che il problema posto da una anomalia così clamorosa venga formalmente sollevato anche nel silenzio e nell’indifferenza generale. A futura memoria e per onestà intellettuale e politica.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:04