Giustizia, il grido di dolore di Nordio

Ci sono due Italie diverse rispetto al pianeta giustizia e a quello satellite delle carceri: uno ragiona, l’altro fa propaganda. Quello che fa propaganda lo sentiamo in questi giorni nell’ostruzionismo di Lega Nord e Italia dei valori al misero provvedimento del ministro Severino per tentar,e tramite un timido affidamento in prova a reati che nel massimo edittale della pena non superino i quattro anni, di svuotare le carceri di qualche centinaio di unità di individui. Oltre al noto siparietto dell’elettrauto semi-analfabeta, o almeno tale appariva, ieri si è sentito anche chi definiva le patrie galere hotel a cinque stelle. Magari si ricrederà quando qualche suo compagno di partito dovesse, Dio non voglia, provarle.

L’Italia che ragiona invece ha il volto e il nome di un magistrato che oltretutto con i leghisti, e con l’ex ministro Guardasigilli Castelli in particolare, ci ha pure lavorato: Carlo Nordio. Proprio lui, noto per avere indagato senza particolare appoggio dell’opinione pubblica sulla tangentopoli del Pci-Pds dell’epoca, domenica, come terzo incomodo, ospite della conversazione Pannella-Bordin, ha detto due cose chiare e forti: primo, l’obbligatorietà dell’azione penale in Costituzione è un retaggio del fascismo; secondo, la nuova legge anti-corruzione con cui si è fatta bella la Severino non serve a niente. Meglio, molto meglio delegificare e deburocratizzare la pubblica amministrazione, per togliere ai funzionari e ai parassiti che vi si annidano la tentazione di farsi ungere la ruota, piuttosto che minacciare nuove pene e nuove leggi che si sedimentano sulle altre. Nordio, che fu incaricato proprio da Castelli di portare avanti un progetto di riforma del codice penale, che ancora oggi è quello fascista, con possibili peggioramenti dati dalle leggi emergenziali su terrorismo, mafia, pedofilia, stalking e tutto lo scibile umano contingente alla moda isterica del momento, pur con la sua compostezza veneta ha dato l’impressione di essere ormai un magistrato disilluso. Vittima, da una parte, della mala politica che ancora si illude di potere utilizzare la questione sicurezza per fare cassa elettorale, e dall’altra del gioco lottizzatorio delle correnti in seno all’Anm, che isolano i magistrati coraggiosi e capaci per promuovere quelli più inclini alla burocrazia e al sindacalismo possibilmente poi da usare in chiave di trampolino per la politica. Nordio ha anche deprecato i magistrati che entrano, o peggio minacciano di farlo, in politica. Senza fare nomi che tanto sono sulle prime pagine di tutti i giornali. Insomma, la Pannella-Nordio-Bordin di domenica 2 dicembre 2012 è una trasmissione radiofonica da fare sentire nelle scuole dove si forma la futura classe dirigente, particolarmente quella che lavorerà nel pianeta giustizia. Per evitare che questo scorcio di terzo millennio venga ricordato solo per la faccia di politicanti corrotti. Ma anche di pm o ex tali che credono di avere Dio dalla loro parte e una missione salvifica da compiere invece che semplicemente applicare e rispettare per primi le leggi. Proprio Nordio, su assist di Pannella, ci ha avvertito con un grido di dolore: «Io mi metto paura anche solo di quei magistrati che dicono di “volere fare giustizia”, noi semplicemente dobbiamo applicare la legge in maniera onesta». La magistratura non deve lottare contro qualcuno o per qualcosa, non è una squadra di calcio.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:35