Delega in bianco ai nemici d’Israele

Quali vette di follia, sconsideratezza e autolesionismo vuole toccare il governo italiano? Non è bastato aver ridotto la classe media del paese ad una larva senza più alcuna  prospettiva per il futuro, non è bastato aver messo in cassa integrazione migliaia di operai dell’Ilva e dell’Alcoa, annichilendo non un solo polo industriale ma una fetta cospicua del sistema Italia, o aver dispiegato campo politiche di bilancio che lungi dal contenere la crisi ne hanno fatto un cane rabbioso capace di mordere soprattutto il ceto medio. E non è bastato non saper fronteggiare le emergenze sanità e scuola. No, non bastava. 

Ora c’è anche la necessità di compiacere la sinistra filopalestinese e di accattivarsi la benevolenza del mondo arabo. Non solo votando il pericolosissimo riconoscimento della Palestina come stato non membro osservatore permanente all’Onu che azzera, senza una legittimazione né una discussione parlamentare, la linea della politica italiana nei confronti del Medio Oriente. Ma anche, aggiungendo alla genuflessione di fronte a chi ha sparato 1200 missili in due settimane contro Israele una manciata di ceci su cui esercitare un’ulteriore dose di italico autolesionismo, l’approvazione di un disegno di legge che autorizza la concessione di un contributo finanziario alla Delegazione generale palestinese in Italia per il funzionamento della sua sede pari a 309.875 euro annui per il triennio dal 2005 al 2007. 

Un obolo che ci si augura non finisca con l’essere utilizzato per foraggiare l’acquisto di razzi Kassan con cui colpire il nemico di sempre, Israele. Il finanziamento, infatti, ha tutti i crismi di una delega in bianco. Perché l’aspetto più inquietante ed eloquente è che il contributo non è soggetto ad alcuna rendicontazione! 

Il che significa che il denaro drenato dal Fondo speciale dello stato di previsione del ministero dell’Economia e delle Finanze potrebbe andare a foraggiare senza alcun controllo le casse delle organizzazioni palestinesi che nei propri statuti continuano a enere sempre presente l’obbiettivo di cancellare Israele. Ma perché stupirsi? In fondo il nostro è un paese in cui le coraggiose affermazioni liberaldemocratiche del candidato alle primarie del Pd, Matteo Renzi, sul conflitto israelo-palestinese e sulla centralità dell’Iran nella questione mediorientale hanno immediatamente suscitato nella sinistra e in ambienti istituzionali malpancismi e ipotesi di connivenza del sindaco di Firenze con il mondo della finanza ebraica. Un’indecenza che va a coronare la decisione del nostro presidente del Consiglio di avviare il processo di svendita del sistema aziendale italiano a quei sauditi, quei quatarioti e quegli emirati che non nascondono l’intenzione di trasformare il dominio economico in un dominio religioso. A dispetto di ogni valore di libertà.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:37