Giustizia, il sistema che non collassa mai

Capita di imbattersi in notizie che sconcertano e fanno pensare. Per esempio quella resa pubblica dal garante dei diritti dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni. Nove mesi fa, l’11 febbraio scorso, nel carcere di Regina Coeli muore un detenuto di trent’anni, probabilmente vittima di un’overdose. Prima di lui, dall’inizio dell’anno, erano morti sedici detenuti: per suicidio, per malattia o per cause da accertare. 

Dopo di lui sono morti altri 84 detenuti: è una strage quotidiana quella che si consuma nelle carceri italiane; e sono almeno dieci volte tanti i detenuti che vengono salvati dagli agenti della polizia penitenziaria. 

Tiziano, così si chiamava il detenuto morto l’11 febbraio, da allora è un numero. La  procura di Roma ha disposto, come la legge prevede per casi del genere, l’autopsia per capire le cause della morte. Dall’11 febbraio il corpo di Tiziano è custodito in condizioni precarie in un deposito del cimitero di Prima Porta. 

Un morto dimenticato, perché non si capisce bene che cosa impedisca la restituzione del corpo alla famiglia, che chiede solo di poter portare un fiore sulla sua tomba. Una vicenda che definire assurda è poco.

Ancora: l’altro giorno è stato presentato il nono rapporto di “Antigone” sulle condizioni di detenzione in Italia. Un rapporto che documenta non solo la situazione di vera e propria tortura in cui è costretta a vivere la comunità penitenziaria. Sono i mezzucci per cercare di edulcorare questa realtà, a risultare maggiormente offensivi. Secondo i dati ufficiali, al 31 ottobre 2012, la capienza regolamentare dei 206 istituti penitenziari è di 46.795 posti. «La notizia però incredibile - scrive Antigone nel rapporto - è che due mesi prima la capienza degli istituti era di 45.568 posti. A noi non risultano apertura di nuove carceri, né di nuovi padiglioni in vecchi istituti di pena. A che gioco giochiamo?».

Giochiamo, si potrebbe rispondere, al giochino degli annunci ad effetto, che non hanno corrispondenza con i fatti reali. Giorni fa Severino, in visita al carcere veneziano della “Giudecca”, dopo aver promesso novemila posti in più ha aggiunto che ne erano stati già creati quattromila. 

Come e dove non lo ha chiesto nessuno, e lei non lo ha chiarito. Tutto però ha un che di magico: da agosto a ottobre 2012 vengono “creati” circa 1.200 nuovi posti. Nel mese successivo (la visita alla “Giudecca” è del 12 novembre), eccone altri 2.800 nuovi…a via Arenula devono avere l proprio servizio il Genio della lampada o la bacchetta del Mago Merlino.

Il rapporto di “Antigone” descrive realtà vergognose e allucinanti. 

Nel carcere di Taranto quattro detenuti si affollano in 9 metri quadrati. In quello di Latina si sta rinchiusi anche 20 ore al giorno. Nel carcere di Catania d’inverno i termosifoni restano spenti… «La dichiarazione dello stato di emergenza per il sovraffollamento risale al 13 gennaio 2010 e il numero dei detenuti allora era di 64.791. Al 31ottobre scorso, la presenza è di 66.685 detenuti, 1.894 in più. Ma come - si chiede il rapporto - i detenuti non dovevano diminuire?».

L’Italia resta il Paese con le carceri più sovraffollate nell’Unione Europea: il nostro tasso di affollamento è oggi infatti del 142,5 per cento (oltre 140 detenuti ogni 100 posti). La media europea è del 99,6  per cento.

È la conferma di quanto Marco Pannella e i radicali dicono da tempo: «Le carceri italiane si trovano in una condizione di conclamata, abituale, flagrante violazione della legalità costituzionale, attestata dagli stessi organi apicali delle Istituzioni e della Giustizia. E se è un collasso che non collassa mai (o non ancora), lo si deve esclusivamente al senso di responsabilità di tutta la comunità carceraria: detenuti, direttori delle carceri, agenti della polizia penitenziaria, operatori, volontari».

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:31