Come presidente della Federazione Cristiano popolari, co-fondatori del Popolo delle Libertà, ho partecipato all’ufficio di presidenza del partito e durante la discussione ho espresso alcune idee. Ai colleghi ho ribadito che non volevo parlare delle cose ci dividono ma delle cose che ci uniscono. Non ho quindi voluto sottolineare la differenza che passa tra un partito organizzato e strutturato e un comitato elettorale. Così come non ho enfatizzato che ritengo che sia legittimo desiderio del popolo di scegliere i propri rappresentanti.
Non voluto sostenere una faziosa polemica che logora il partito, non ho sottolineato la confusione che regna nel Pdl tra etica ed etichetta e molto altro ancora. Ho voluto, invece, e voglio parlare delle cose sostanziali che ci uniscono.
Dobbiamo ricordare, prima di tutto a noi stessi, che se ora siamo qui abbiamo risposto tutti a un appello di Silvio Berlusconi. Un appello teso a creare in Italia una forza politica nuova ispirata al Partito Popolare europeo, i cui obiettivi fondamentali sono quelli di ridare forza dominante nel paese ai ceti medi. Il Pdl nasce con questo sentimento e non è la somma algebrica tra Fi, An e la Federazione dei cristiano popolari che io rappresento.
Ma soprattutto ricordiamo tutti che il comune denominatore, il collante di questa grande formazione si chiama Silvio Berlusconi. Tenere unite le diversità che ci sono nel Pdl tra cattolici e non, tra chi guarda al libero mercato come un dogma e chi come noi ritiene che il popolarismo europeo si ispiri all’economia sociale di mercato, è un’impresa riuscita solo grazie alle capacità del presidente. Appare evidente che se viene meno una di queste ragioni fondamentali decade la ragione sociale del Pdl, o ancora peggio, il Pdl rischia di diventare solo un comitato elettorale riservato a pochi intimi.
Ho letto in questi giorni della volontà di Berlusconi di fare un passo indietro; questo causerebbe in modo inevitabile la perdita del collante nel Pdl. La scelta delle primarie, annunciate da Angelino Alfano, confermano la volontà prematura di superare l’era Berlusconi, dando per scontato che un grande partito come il Pdl con il decadimento dei presupposti fondanti possa comunque andare avanti.
La necessità in questo momento è di evitare di trasformare il dibattito politico in gossip e trasmettere all’elettorato l’idea che nel partito prevalga la voglia di apparire a prescindere dai contenuti fondanti. Visto che per noi Cristiano popolari rimane fondamentale l’obiettivo di realizzare un Partito Popolare europeo in Italia con tutte le forze politiche, sociali, economiche e culturali che ne condividano valori e obiettivi (compresa l’Udc), mi convince la proposta del presidente Berlusconi di rimodulare l’offerta politica del Pdl; passando anche per la trasformazione del nome e del simbolo se sono finalizzate a migliorare la qualità della proposta. Non sfuggirà all’attenzione dei cittadini che questo non è sufficiente. Ricordiamo che la maggioranza dei nostri elettori nell’ultima tornata ha deciso di astenersi dal voto pur di non votare per altri. Ma questo fortifica le nostre ragioni: perché siamo sempre convinti che occorra riempire di contenuti la proposta politica e che sia necessario riordinare le priorità delle linee guida del centrodestra che vanno discusse non solo nel Pdl tra chi è reo della disfatta elettorale e chi propone alternative, ma anche in un confronto serio e misurato tra tutte le forze politiche in campo e che fino ad ora sono state ai margini per l’indisponibilita del Pdl ad offrire spazi di discussione interna.
Sto parlando di una cosa potrà apparire come surreale, ma sto chiedendo di convocare un congresso. Uno vero. Dove possano essere sviluppate, come abbiamo fatto per la prima volta nell’ufficio politico del partito in questi giorni, vere tesi politiche. In tutti i grandi momenti di svolta e di crisi epocali, come quella che il nostro popolo vive ora, si assiste all’alienazione, se non alla perdita, di quei “legamenti”, di quei valori, di quei principi maturati e riposti nel bagaglio di esperienze plurisecolari che sono alla base di ogni convivenza e che creano ogni rapporto sociale umano.
Il tempo presente incarna questa difficile congiuntura storica in cui siamo alla ricerca febbrile di nuove solidarietà in campo morale, economico, civile, sociale e culturale. Per questo occorre portare dibattito politico in una sede idonea come quella di un congresso per mettere le basi di una nuova fase costituente alla quale possano partecipare tutti per un’unica finalità: ridare fiducia ai cittadini. In questo contesto le primarie proposte dal segretario Alfano, al quale confermo stima e amicizia, devono ritrovare un proprio significato: servono a stabilire il candidato a premier di una coalizione elettorale, ma non risolvono il problema vero e strutturale della nascita di un partito, né la sua strategia, né il suo posizionamento o la linea politica che solo un congresso può stabilire. Ben vengano le primarie, che rappresentano un esercizio di democrazia e un piccolo passo in avanti per il confronto, ma non escludiamo la possibilità di una convocazione straordinaria di una Assemblea nazionale dei Cristiano popolari in cui discutere i temi e i problemi dei cittadini, delle famiglie e della politica per verificare se esistono ancora nel Pdl le condizioni per una condivisione degli obiettivi e delle priorità da raggiungere.
Se non creiamo questo spazio all’interno del partito non riusciremo a tenere al suo interno il dibattito per non portarlo sulle pagine dei giornali e sminuirlo.
Tutte queste riflessioni vogliono sottolineare uno stato di profonda insoddisfazione dell’elettorato moderato verso l’attuale l’offerta politica ma allo stesso tempo offrono l’opportunità a noi Cristiano popolari di sottolineare il nostro ruolo fondamentale all’interno di un centrodestra moderno che guarda il popolarismo europeo. I Cristiano popolari lavorano all’interno del Pdl come forza che ha una propria identità e una storia che serve a per creare un’alternativa possibile per ricostruire una proposta seria e rispondente alle esigenze dei cittadini che devono tornare ad essere il centro dell’interesse politico.
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:36