Province e proteste e gli irresponsabili

La riduzione delle Province attraverso l’accorpamento cervellotico di alcune di essere costituisce una delle iniziative più balzane ed inaccettabili del governo dei tecnici. Non solo è il frutto dell’arrogante pretesa, tipica di burocrati di scuola dirigista e privi di qualsiasi cultura democratica, di giocare ai vecchi governi assolutisti del Congresso di Vienna e ridisegnare il territorio nazionale a proprio uzzolo ed a dispetto dei cittadini che vi abitano. Ma non è neppure giustificata dall’esigenza della riduzione dei costi della macchina dello stato visto che, a conti fatti, non solo non riduce un bel niente ma provoca addirittura un aggravio di spesa.

Ciò detto e chiarito che se i tecnici sono quelli che giocano a Metternich aumentando i disagi dei cittadini in un momento di grande difficoltà generale è meglio farne rapidamente a meno, non si può non rilevare come la reazione dei presidenti delle Province italiane al provvedimento iniquo e sbagliato sia altrettanto iniqua, sbagliata e totalmente irresponsabile. Ai giocatori ai grandi statisti si sono contrapposti i giocatori ai Cobas del pubblico impiego. Che non si limitano a ricorrere al Tar per opporsi alla decisione del governo centrale ma che scaricano sui cittadini la loro protesta nel chiaro tentativo di provocare tali disagi e tali tensioni da rendere fatalmente inapplicabile la riduzione delle Province. Quando si preannuncia che si spegneranno i termosifoni delle scuole e si lasceranno al freddo i ragazzi in segno di protesta contro il governo, si compie un atto che trasforma dei pubblici amministratori in semplici scioperanti irresponsabili. Quando si minaccia di recuperare i fondi tagliati dalle autorità centrali introducendo il limite di velocità a 30 chilometri orari nelle strade della propria provincia, si ammette che nella testa degli amministratori locali il limite di velocità non è uno strumento di sicurezza stradale ma un modo di taglieggiare i cittadini. E si scarica sulla gente comune, con il chiaro obbiettivo di suscitarne la reazione, la propria rabbia per un provvedimento vissuto come una limitazione personale dei propri interessi e dei propri diritti di funzionario provinciale.

Nessuno si poteva illudere che il provvedimento del governo, proprio perché cervellotico e privo di una preparazione adeguata, potesse essere applicato senza provocare reazioni e proteste.

Ma non si poteva certo immaginare che alla irresponsabilità dei dilettanti allo sbaraglio si contrapponesse l’irresponsabilità e la protervia degli scemi del paese! 

Il combinato disposto di queste due negatività dovrebbe produrre un doppio risultato. Da un lato spingere il governo dei tecnici a ritornare sui propri passi ed a ritirare un provvedimento che aumenta le spese e moltiplica il disagio sociale. 

Ma dall’altro convincere anche i più incerti e riottosi a pensare che l’unico modi di affrontare il problema delle province sia quello di abolirle del tutto ed in maniera definitiva. 

E di farlo abolendo contemporaneamente le prefetture che alle province sono legate e che sono ormai diventate dei musei inutili di uno stato del tempo che fu.

Non si possono eliminare province e prefetture senza cambiare la Costituzione ? Bene. 

Le forze politiche di maggioranza entrino in campagna elettorale assumendo l’impegno di modificare la Carta Costituzionale nella parte che riguarda questi reperti di archeologia istituzionale. Gli elettori li premieranno.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:29