Ai moderati ora servono nuove idee

Ci si stupisce della mancata crescita dei movimenti e dei gruppi che si richiamano all’esperienza del governo tecnico e si collocano al centro dello schieramento politico italiano con il dichiarato intento di realizzare un Monti bis all’indomani delle prossime elezioni politiche. A stretto rigore di logica queste forze dovrebbero intercettare i consensi in libera uscita da un Pdl ancora immerso nella propria crisi di uomini e di indirizzo. E diventare, non solo sul piano ideale ma anche su quello numerico, il fulcro di una schieramento moderato e di centrodestra capace di rappresentare l’alternativa credibile alla sinistra o di trattare da pari a pari con la sinistra stessa la prosecuzione della grande coalizione tenuta inseme dalle ragioni superiori dell’emergenza.

Invece i vecchi ed i neo centristi, dall’Udc di Pierferdinando Casini ai gruppi che fanno capo a Luca di Montezemolo, a Raffaele Bonanni e ad alcuni ministri dell’esecutivo in carica ( da Passera a Riccardi) , non riescono ad intercettare un bel nulla. Le elezioni siciliane hanno dimostrato che l’Udc di Casini non solo non guadagna niente dalle lacerazioni del Pdl ma perde addirittura una larga fetta dei voti che aveva conquista nelle passate tornate elettorali. Ed i sondaggi aggiungono che come i vetero-centristi anche quelli di nuovo conio non riescono ad accendere un minimo di entusiasmo o di semplice attenzione tra gli elettori del centro destra spinti dalla delusione a finire nell’astensione o dalla rabbia a sostenere la protesta di Beppe Grillo.

Secondo Luigi Zingales, l’economista che insieme ad Oscar Giannino e ad altri professori ed intellettuali ha dato vita all’associazione “Fermare il Declino”, la ragione è che questi vecchi e nuovi centristi sono portatori di una sorta di “montismo disperato” che non può in alcun modo fare breccia sul corpo elettorale. L’analisi è condivisibile. Non si può offrire ad un paese che ha bisogno di poter sperare nel superamento della crisi la prospettiva di sostituire Monti con Monti perpetuando all’infinito uno stato di emergenza che lo stesso Presidente del Consiglio definisce “doloroso”. Ma non basta denunciare il “montismo disperato” di chi non ha altro progetto da proporre al paese oltre la prosecuzione acritica dell’esperimento dei tecnici al governo. Bisogna che chi contesta la carenze progettuali altrui affianchi alla propria legittima critica anche un minimo accenno ad una qualche idea di...

superamento dell’attuale fase politica. Non basta un programma di riforme economiche come quello ricco e condivisibile di “Fermare il declino”. È necessario qualcosa (o molto) di più. Perché la crisi non è solo economica ma anche e soprattutto morale ed istituzionale. E solo prospettando al paese un percorso concreto da seguire per risalire dall’abisso di immoralità attraverso una grande e rivoluzionaria riforma delle istituzioni, potrà essere possibile strappare i voti all’astensione al lla protesta sterile. Ci vuole, in sostanza, la visione di una nuova Italia. E l’indicazione delle idee di fondo su cui procedere alla ricostruzione dalle macerie del paese. 

I vecchi ed i nuovi centristi, fino a questo momento, non hanno espresso neppure mezza di queste idee. Ma se vogliono dare effettivamente corpo al Monti bis debbono necessariamente indicare quale Italia dovrebbe essere preparata dall’azione del governo dei tecnici. Se fosse quella di sempre nessun voto potrebbe essere mai strappato all’astensione o a Grillo!

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:22