Mitt Romney e la piaga italiana

«Se sei un imprenditore e stai pensando di avviare un’attività - ha detto Mitt Romney – devi chiederti: è l’America sulla strada della Grecia? Siamo sulla strada di una crisi economica come quelle che stiamo vedendo in Europa, in Italia e Spagna? Se continuiamo a spendere 1000 miliardi di dollari in più di quanto entra, l’America, di fatto, si troverà su questa strada».

Ma se il saggio indica la Luna, l’idiota guarda al dito. E, puntualmente, la dichiarazione di Romney, nei nostri media, passa come “anti-italiana”, quando, invece, è assolutamente evidente che il candidato repubblicano stia parlando contro il debito pubblico. Possibile che non si riesca a cogliere la differenza? No. Per un motivo culturale e politico.

Nelle analisi economiche che troviamo nella stampa italiana, sia di settore che generalista, è raro trovare qualcuno che dia la colpa al debito e alla spesa dello Stato, quale causa principale della nostra crisi. Fra i grillini e in buona parte della nostra destra (ideologicamente molto differente dalla destra americana) si è affermata la vulgata anti-finanza. Secondo la quale, la crisi sarebbe stata causata dalle grandi banche e fondi di investimento, dalla finanza tedesca e da non ben specificati “poteri forti”. Sarebbero loro all’origine di una nuova “guerra economica” volta a immiserire l’Europa per comprarsela a basso costo. Nessuno vuole assumersi la responsabilità dell’immenso debito pubblico italiano. E dunque è più facile scaricare la colpa su “poteri forti” stranieri. Gli opinion makers di sinistra fanno gli schizzinosi di fronte a queste tesi. Ma sono loro la principale fonte delle stesse. Il più illustre ispiratore delle politiche della spesa pubblica è Paul Krugman, di scuola keynesiana, l’Abc della teoria economica della nostra sinistra. E cosa dice Krugman? Che la crisi è stata causata dalla rapacità della finanza, dall’assenza di regole coercitive nel mercato e poi dalle politiche di “austerity”. La ricetta per uscire dalla crisi? Secondo questi signori si deve metter mano al portafogli del contribuente e aumentare la spesa pubblica per “stimolare” l’economia. I populisti di destra propongono di tornare alla lira, per stampare più carta (da chiamare moneta) e spendere di più. I benpensanti di sinistra propongono la stessa cosa. Ma con l’euro: vogliono che la Bce aumenti la circolazione di moneta e finanzi la spesa pubblica degli Stati...

Sia per la destra che per la sinistra, dunque, Romney è l’incarnazione del male. Perché ha sempre lavorato nella finanza. Vuole liberare il mercato da regole troppo coercitive. E dunque viene accusato di essere complice della crisi. Il candidato repubblicano mette il dito nella piaga: la colpa è dei debiti sovrani. Di Stati che hanno speso molto di più di quanto non potessero permettersi i loro contribuenti. Dar la colpa alla finanza sarebbe come invertire la causa con l’effetto: i capitali fuggono perché sono gli Stati indebitati a non essere più affidabili. Ma è meglio non capire. E continuare a cullarci nell’idea che Romney parli in questi termini perché vittima di pregiudizi “anti-italiani”.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:26