Caro Alfano, batti un colpo bipolare
Se è vero che la politica siciliana preannuncia quella nazionale, il futuro riserva al nostro paese una sorte ed un quadro politico simili a quelle della Grecia. Cioè la frammentazione dei partiti maggiori, la presenza massiccia in Parlamento di forze antisistema indisponibili a qualsiasi funzione di governo e la necessità di mettere insieme coalizioni eterogenee estremamente deboli e di fatto guidate dai poteri economici e finanziari (non da quelli politici, che non ci sono) europei.
Pierferdinando Casini sostiene che l’unica alternativa a questa angosciosa prospettiva sia l’alleanza tra progressisti e moderati, cioè tra Pd e Udc possibilmente rafforzato da pezzi in uscita dal Pdl. Ma proprio la Sicilia, laboratorio della politica nazionale, dimostra che quella del leader centrista è una ricetta totalmente sbagliata. Rosario Crocetta, espressione dell’alleanza tra Pd ed Udc, non ha vinto un bel nulla. Se vuole governare, deve necessariamente allearsi o con Miccichè e Lombardo o con il suo principale avversario, Musumeci. Cioè deve mettere in piedi una coalizione eterogenea, debole, esposta a ricatti e condizionamenti di ogni capobastone presente nelle varie compagini politiche della maggioranza. E con questa armata Brancaleone deve fronteggiare l’offensiva costante di un Movimento Cinque Stelle guidato da un comico a cui il successo incomincia a far credere di essere la contemporanea reincarnazione di Mao e di Mussolini.
In questa prospettiva appare fin troppo evidente che Casini sbaglia, e che il modello Crocetta non può essere la soluzione della politica nazionale. Ma, soprattutto, che il sistema proporzionale produce solo la frammentazione siciliana (o greca che sia). E che se se si vuole evitare un futuro così oscuro ed inquietante non c’è altra strada che bloccare la deriva proporzionalistica della riforma della legge elettorale in atto e confermare, sia pure con qualche correzione, il sistema bipolare. Che avrà pure prodotto alleanze non coese, ma che è sempre meglio del caos dove ci vorrebbero portare i proporzionalisti di sempre e quelli dell’ultima ora.
A compiere questa operazione di salvezza nazionale non può essere che il Pdl. Angelino Alfano ricordi che il suo partito ha prodotto ed è al tempo stesso il frutto del bipolarismo. Si renda conto che il ritorno al proporzionale (il caso Miccichè insegna) produce non l’unità ma la frammentazione del centro destra. 
E compia l’unica mossa in grado di tenere unito il proprio partito e di offrire una possibilità al paese di evitare  una sorte amara e devastante come quella siciliana e greca. Cioè ribalti il tavolo della riforma elettorale che porta solo al caos proporzionale e lanci un progetto di superamento del Porcellum attraverso un sistema maggioritario ripulito dell’odiato listino e, magari, caratterizzato dal ritorno delle preferenze. Il rilancio del maggioritario non esclude affatto l’ipotesi di dare vita ad una grande coalizione.
È fin troppo evidente che con un Porcellum rivisitato né il Pdl, né un ipotetico asse Bersani-Casini (quest’ultimo si renda conto che in Sicilia non ha affatto vinto, ma ha dimostrato di non avere alcuna capacità espansiva ai danni del Pdl), potrebbe diventare coalizione di maggioranza e di governo. Ma la differenza tra la frammentazione greca e siciliana e la grande coalizione ispirata al modello tedesco è data dalla tenuta e dalla compattezza dei partiti maggiori. Se questi si sfaldano grazie ad un proporzionale che favorisce personalismi e faide si arriva al povero Crocetta ed al Grillo fascio-maoista. Se questi tengono grazie ad un maggioritario corretto si arriva al governo di unità nazionale destinato a gestire l’emergenza ed a preparare il ritorno alla normale democrazia dell’alternanza.
Alfano lo spieghi ai suoi agitando la cartina di tornasole siciliana. E prenda atto che i recalcitranti lavorano per il caos o per Casini!

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:18