Ormai l’Italia è famosa nel mondo non solo per l’arte o per la cucina, per il calcio o per le bellezze naturali, ma anche perché solo noi – cioè i nostri scienziati della Terra – siamo in possesso delle chiave giusta per predire con giorni e giorni di anticipo l’avverarsi di un terremoto in qualunque regione del territorio nazionale. Si tratta di una scoperta sensazionale, tale da accreditare almeno per il premio Nobel il suo autore, il quale naturalmente passerà alla Storia per questo suo incredibile risultato scientificamente innovativo e capace di salvare, in futuro, milioni di vite umane.
Tuttavia, la cosa strana ed ancora incomprensibile è che una scoperta di tale portata, che definire epocale non è esagerato, sia stata finora a conoscenza soltanto di poche persone, anzi di pochissime. In particolare, si apprende ora che a conoscerla erano i giudici de L’Aquila, i quali in forza appunto di tale conoscenza processualmente dimostrata, hanno condannato a pene rilevanti – circa sei anni di reclusione ed oltre sette milioni di provvisionale immediatamente esecutiva – l’intero gruppo della Commissione Grandi Rischi, composta da scienziati, che, inspiegabilmente, avrebbero preferito tacere, senza avvisare la popolazione abruzzese dell’imminente e grave pericolo. certo, sembra strano che i giudici sappiano oggi ciò che gli stessi scienziati non sapevano appena due anni or sono ed allora si impongono alcune riflessioni. Infatti, delle due l’una: o codesti scienziati sapevano come predire i terremoti e hanno evitato di dirlo e di avvisare la gente; oppure, nulla sapevano di certo e perciò hanno taciuto.
Nel primo caso, bene ha fatto il Tribunale a ritenerli responsabili; nel secondo, siamo in presenza di una sentenza del tutto infondata ed incomprensibile. Purtroppo, che ci si trovi in presenza della prima ipotesi appare abbastanza dubbio per alcune evidenti ragioni. Osta a prestarle fede, infatti, il fatto che, per quanto ci si sforzi, non si riesce a ritrovare un motivo al mondo che avrebbe indotto scienziati di fama internazionale a tacere, invece di gridare forte un segnale d’allarme. Escluso che siano del tutto e tutti matti, al punto di negare l’evidenza, non si comprende perché avrebbero taciuto ciò che sapevano. Non solo. Sarebbe assai strano, al limite della follia pura, che costoro, pur possedendo la chiave per predire i terremoti con sufficiente sicurezza, non l’avessero comunicato al mondo intero nel momento stesso in cui l’avessero scoperta. Insomma, mai si son visti premi Nobel “in pectore” i quali, invece di trasmettere all’intera umanità la loro scoperta, se ne son stati buoni e zitti in attesa... ma in attesa di cosa? Mistero... Ed allora, come stanno le cose? In effetti, sembra proprio che il Tribunale sia incorso in una grave topica, in un macroscopico errore di valutazione, prendendo lucciole per lanterne.
Non sorprende che appena conosciuta la sentenza, il mondo intero si sia ribellato, sia nella componente scientifica che in quella politica. Gli scienziati si son mostrati increduli e preoccupati. Increduli, in quanto il Tribunale mostra di conoscere ciò che neppure loro conoscono dopo decenni di ricerche mondiali; preoccupati, in quanto che il Tribunale ne faccia discendere una condanna è davvero troppo. È infatti del tutto evidente che il Tribunale non può in alcun modo sapere ciò che nessun altro conosce, cioè la tecnica per prevedere con sufficiente certezza l’avverarsi di un sisma ed è parimenti evidente che la condanna inflitta a codesti scienziati appare fondata sul nulla. I politici, invece – in particolare quelli dei paesi stranieri – hanno invitato ad intervenire il Capo dello stato, ma senza capire evidentemente come in Italia funzionino (anzi, “non” funzionino ) le cose istituzionali. noto che nessuno, neppure il Capo dello Stato, può qualcosa contro una sentenza, essendo possibile solo l’Appello per rimediare all’errore commesso. E ciò sia detto a quanti – Vietti, vicepresidente del Csm, in testa – vorrebbero abolire l’Appello, come inutile e superfluo. Senza l’Appello, Tortora sarebbe morto in carcere e questi scienziati oggi condannati lo resterebbero in via definitiva, mentre oso sperare verranno assolti da giudici meno esposti all’errore. Piuttosto, c’è da ribadire come in Italia non esista un modo per far sì che, una volta accertata la gravità dell’errore commesso, chi ne sia stato responsabile sia messo in condizione di non commetterne altri. Nessuno insomma dotato del potere istituzionale che possa invitare chi commetta errori di tale gravità a dedicarsi ad altre, più innocue, attività.
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:33