Alemanno e le liste oltre il Pdl

Come dare torto al sindaco di Roma Gianni Alemanno quando afferma che in ogni caso non ci dovrà essere una lista del Pdl alle prossime elezioni per il Consiglio comunale della capitale? Il Pdl, a Roma e nel Lazio, si è di fatto autorottamato. La vicenda Fiorito ha fatto piazza pulita di una intera classe politica cresciuta all’ombra del Colosseo e della Pisana. In maniera completa e spietata. E lo sa anche chi pensa di uscire da questo immane buco nero in cui è sprofondato il Pdl ripetendo la vecchia e stantia tesi secondo cui le colpe sono del singolo (o al massimo di pochi “singoli”) e non dell’intero gruppo dirigente del partito. Il fenomeno Fiorito, infatti, non è indica il caso di un isolato “mariuolo”. Ma è ed è stato interpretato dalla stragrande maggioranza del vecchio elettorato del partito di Silvio Berlusconi come la punta di un iceberg di un intero sistema di “mariuoli”. Cioè la dimostrazione più lampante di come un partito che non pone al centro della propria azione una qualche idea politica ma solo l’interesse per il potere (e per il denaro che alimenta questo potere) sia condannato a finire, presto o tardi, nella polvere e nel disonore.

Naturalmente è ingiusto fare di tutt’erba un fascio e mescolare senza distinzioni di sorta colpevoli ed innocenti, responsabili ed irresponsabili. Ma l’ingiustizia non cambia la realtà dei fatti. Che è quella di una condanna piena e completa dell’elettorato di centro destra nei confronti del partito che, per arroganza ed ottusità del proprio gruppo dirigente, ha la colpa insuperabile di aver tradito tutte le proprie speranze ed aspettative.

È inutile e controproducente, allora, presentare a Roma e nel Lazio una qualche lista del Pdl. Ha ragione Alemanno. Ma ora si tratta di stabilire quale o quali liste dovrebbero sostituire quella del Pdl con l’obbiettivo di recuperare la fiducia e rappresentare al meglio le istanze degli elettori non di sinistra. Ed è bene mettere in chiaro che non si tratta di una operazione semplice. È inutile, ad esempio, sostituire la lista dei “fioriti” con una lista di “gattopardi “, cioè cambiare l’etichetta e ripresentare le vecchie facce che hanno dato vita alle faide di corrente da cui è nato il disastro. Gli elettori non sono scemi. Ed è altrettanto inutile inventarsi qualche lista civica costruita con il criterio del casting dell’Isola dei famosi. Gli elettori non abboccano.

Ci vogliono facce credibili, con storie serie ed autorevoli. Ma soprattutto persone in grado di esprimere idee, valori, progetti non vecchi ed usurati ma nuovi ed adeguati ai tempi. Se, dunque, non avrebbero senso la lista dei  “gattopardi” o quella dei “tronisti dei salotti”, non avrebbe neppure senso spacchettare il Pdl e riesumare sotto nomi diversi qualche pezzo della vecchia An o qualche segmento della vecchia Forza Italia. Ciò che effettivamente serve è riaccedere  speranze attorno ad una idea di grande cambiamento di Roma, del Lazio e del paese. E trovare una squadra formata da gente autorevole che con la propria storia personale può dare peso e credibilità all’operazione. Nessuno si illude che queste persone possano venire da Marte e non dai partiti o dai corpo intermedi dove sono stati fino ad ora. Ma se si tratterà dei migliori non si potrà parlare per loro di riciclaggio. Solo di rigenerazione.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:05