In ricordo di Pietro Melograni, uno tra i più grandi storici liberali italiani di sempre, scomparso all’età di 81 anni e commemorato ieri nella camera ardente allestita alla Promoteca del Campidoglio, pubblichiamo questo suo scritto pubblicato da “Mondo Economico” il 22 agosto 1992. Un contributo di tale lungimiranza e profondità di pensiero politico da risultare attuale ancora oggi, nonostante i quasi vent’anni trascorsi da quando fu concepito.
L'idea che si debba mandare al potere un "partito degli onesti", per risolvere tutti o almeno gran parte dei problemi di uno Stato, è un'illusione ricorrente, nella quale cadono molte persone sinceramente convinte di essere oneste. Perfino Sigmund Freud, in un celebre scritto del 1932 intitolato "Perché la guerra?", sembrò farsi sedurre dall'utopia che le masse potessero essere guidate da «una categoria superiore di persone dotate di autonomia di pensiero, inaccessibili alle intimidazioni e cultrici della verità». Grazie a questi capi illuminati, le guerre sarebbero finite e le condizioni del mondo sarebbero divenute abbastanza simili a quelle del paradiso terrestre.
Ma proprio qui sta il punto. Dobbiamo rassegnarci al fatto che il paradiso terrestre, se mai è esistito, non esisterà mai più su questa Terra, neppure in brutta copia. E, quanto alle virtù dei leader dotati di rettitudine e di saggezza vagheggiati da Freud, bisognerebbe ricordare che le più grandi qualità dei più nobili individui possono essere sempre smarrite per strada, tanto che perfino uno degli angeli prediletti da Dio ebbe modo di trasformarsi in un personaggio assai poco raccomandabile. Si chiamava Lucifero. Lo stesso San Pietro, al quale furono poi consegnate le chiavi del paradiso celeste, ebbe occasione, fuori dall'atrio del Sinedrio, di giurare il falso e di tradire il suo capo.
Se nella vita privata le occasioni di perdersi non mancano. Nella vita politica sono ancora più forti e frequenti. Gli uomini politici sono quasi ogni giorno in grado di favorire o bloccare, di ritardare o accelerare i provvedimenti dai quali dipendono carriere e fortune. Il loro potere discrezionale può spesso influire su decisioni che coinvolgono interessi immensi. E' vero che individui capaci di rimanere fermissimamente onesti ce ne sono e ce ne saranno sempre, ma è anche realistico congetturare che all'interno di un qualunque "partito degli onesti", dopo la conquista del potere, si formerebbe una minoranza o addirittura una maggioranza di malandrini.
Per costruire un sistema politico efficiente, insomma, si deve partire dall'ipotesi che tutti gli uomini politicamente attivi siano imperfetti, così come sono imperfetti coloro che alla politica non si interessano. E' sempre opportuno, cioè, istituire un sistema di controlli, di premi e di punizioni, che parta dal presupposto - storicamente dimostrabile - della eventuale disonestà di tutti.
La faccenda è resa ancor più complicata dal fatto che in politica, come insegna Machiavelli, il principe deve talvolta usare mezzi condannati dalla morale comune. Per sconfiggere un nemico dell'umanità, tipo Adolf Hitler, o per abbattere una grande organizzazione criminale, tipo "Cosa nostra", un capo politico deve talvolta consentire l'uso di sistemi illegali. Nel concludere un vantaggioso accordo commerciale con una potenza straniera, può accadere che egli debba garantire una tangente segreta al rappresentante di quella potenza.
Tutto ciò vuol forse dire che gli onesti, nell'Italia di oggi, non abbiano funzioni da svolgere? Niente affatto. Essi ne possono svolgere di utilissime e di necessarie per migliorare un sistema politico che ha raggiunto livelli di disonestà assolutamente ingiustificabili e che lo stesso Machiavelli avrebbe duramente condannati.
E allora diremo che il primo obiettivo delle persone per bene dovrebbe essere quello di introdurre, all'interno del sistema democratico-parlamentare italiano, quel controllo delle opposizioni sui Governi, che finora è mancato. Nell'intera storia dell'Italia repubblicana, infatti, l'opposizione è stata egemonizzata da un partito che non era legittimato a diventare maggioranza, che sapeva di non potere diventare maggioranza e che quindi, di fatto, rinunciava a porsi come vera opposizione, mettendosi addirittura alla ricerca di un "compromesso storico" con il partito che in teoria avrebbe dovuto controllare e sconfiggere. Il consociativismo si spingeva, come i recenti avvenimenti hanno dimostrato, fino alla ripartizione delle tangenti ed è stato alla base dell'attuale disastro italiano. Oggi il comunismo è sconfitto, il Pci si è dissolto, e la società italiana è in gran fermento contro la corruzione, l'inefficienza e i compromessi consociativi di vecchio stampo. Esistono dunque molte condizioni perché le persone oneste possano aver successo nel riportare l'Italia sulla via di una vera democrazia capace di correggersi, di riformarsi, di punire in tempo la corruzione e di scoraggiare quindi la diffusione del male. Non si tratta di un'utopia, perché questi controlli, queste punizioni e questi ricambi sono già in atto in tutte le democrazie occidentali, Italia esclusa. E non sarà neppure la soluzione di tutti i mali del Paese poiché, anche nel resto del mondo occidentale, democrazie ben più efficienti di quella italiana sono afflitte da crisi, difficoltà e malanni consistenti. Ma si tratterà pur sempre di un grande miglioramento. E gli italiani dotati di probità e rettitudine potranno far molto per favorirlo. Ma soltanto - ripetiamolo - se saranno capaci di abbandonare certe loro illusioni extra-politiche su un'onesta' che non appartiene a questo mondo. E forse neppure all'altro, come indurrebbero a pensare i casi di Lucifero e San Pietro.
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:30