Mitt Romney riaccende la lotta di classe

“Mitt Romney tieni duro!” è il commento unanime dei conservatori americani. Il suo commento “rubato” (da una videocamera di cellulare) sul 47% di americani pronti a votare Obama perché dipendenti dai soldi di Stato, ha riacceso l’orgoglio dei Repubblicani. Il candidato alla presidenza del Grand Old Party, se finora era visto con un certo sospetto (proprio perché troppo moderato, centrista o poco chiaro sulla lotta allo statalismo), ora è tornato nelle grazie di chiunque voti a destra per ridurre il peso del governo federale. «(Romney, ndr) non dovrebbe mai chiedere scusa – dichiara l’imprenditore Donald Trump a Greta Van Susteren, di Fox News – Abbiamo realmente una grande percentuale di persone che non pagano tasse. Abbiamo realmente una grande percentuale di persone convinte di dover essere aiutate dallo Stato. Ed è proprio su questo argomento che dobbiamo spostare il dibattito».

Alla domanda se la “gaffe” possa influenzare negativamente la campagna elettorale, Trump risponde, secco: «(Romney, ndr) non andrà mai a pescare quei voti». Perché il video conferma solo quel che gli americani pensano dell’amministrazione Obama «…e, francamente, da un punto di vista politico, l’unico modo per farsi eleggere, piaccia o meno, sarà basarsi sui fatti: l’economia va male, nella storia dei presidenti, questo è forse il peggiore di tutti, il peggiore anche nella politica estera».

Ann Coulter, una delle più esplosive e popolari commentatrici conservatrici, lo ribadisce: «Non capisco che cosa ci sia di sbagliato (in quel che ha detto Romney, ndr). Mi spiego: questo è il modo con cui i Democratici portano a votare i loro elettori», cioè: attraverso la pressione dei sindacati del settore pubblico, dando in cambio assistenza pubblica, case, sussidi e aiuti di Stato ai loro clienti ed elettori. «Ma poi esaurisci la gente che deve pagare per lo Stato – conclude la Coulter – Non puoi agire così in eterno. Sarebbe la fine della nostra Repubblica». Anche lei, come Trump, riguardo alla possibile influenza nefasta sulla campagna, è convinta che: «Ogni candidato repubblicano sa che non può contare su quel 47% di elettorato (…) ma questo è un voto che divide i produttori dai consumatori di tasse, siamo ad un punto limite e se Romney perderà, vorrà dire che le luci si saranno spente in America. E non abbiamo altri posti in cui scappare». Ann Coulter non sapeva ancora, quando ha rilasciato questa intervista, che Romney ha fatto una piccola, ma significativa, rimonta nei sondaggi.

Almeno un rilevamento nazionale, quello di Rasmussen, lo dà in vantaggio su Obama. Ed è tutto merito (o colpa) della sue “dichiarazioni sul 47%”. Pubblicare un discorso riservato del candidato, dunque, è stato un vero autogol per la campagna democratica. Poco importa, a questo punto, che Barack Obama vada al David Letterman Show a sfottere l’avversario e ad accusarlo di non voler rappresentare tutti gli americani. I Democratici hanno involontariamente riportato il dibattito sul terreno preferito dall’avversario: la difesa del libero mercato dallo Stato, la lotta fra produttori e consumatori di tasse. La Coulter ricorda al candidato repubblicano: «Il libero mercato non è un concetto immediato e devi sempre metterti nei panni di chi deve spiegare ad una vecchia donna sovietica come andare a comprare il pane, quando lo Stato non glielo può fornire. È solo il libero mercato che glielo può dare, sempre che lo Stato stia fuori dai piedi».

Rick Santelli, il commentatore economico che, con un suo sfogo televisivo all’inizio del 2009, diede il via al movimento del Tea Party, ora può tornare all’attacco. Intervistato dalla Cnbc, ribadisce che: «Abbiamo ormai una società della dipendenza. È vero. È un dato di fatto. E non sto parlando dei pensionati, o di chi non può lavorare, ma guardo alla composizione della forza lavoro e vedo che, chi ha un vero lavoro, è sempre più un’eccezione. Vuol dire che abbiamo un grande problema».

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:35