L'Occidente in ginocchio e in silenzio

Mai come oggi l’Occidente è sulle ginocchia. I fatti di questi giorni hanno reso ormai chiaro che l’estremismo ha in pugno l’Occidente e che il peggio deve ancora venire. Proseguono da giorni i moti di protesta contro il film giudicato blasfemo, una pellicola becera che sa di retrobottega dei sobborghi del cinema. Peraltro, mi piace far notare, la pellicola non è mai stata vista finora in versione integrale e probabilmente mai verrà vista. Qualcuno ne mette anche in dubbio l’esistenza se non in quegli spezzoni su Youtube. Ma la rivolta armata, che ha portato all’occupazione violenta delle ambasciate in tutto il mondo arabo e non, fa rabbrividire chi conosce le conseguenze di questi gesti.

La morte di Chris Stevens a Bengasi, la cui dinamica agghiacciante è stata chiarita nei giorni successivi, è stato solo l’inizio di un percorso di piegamento delle gambe dell’Occidente, giù fino a toccare con il mento a terra. Fino a quando non riesce a vedere che la punta dei piedi di chi oggi sta per sferrargli il colpo finale al volto. Cosa ci sia dietro a quelle manifestazioni, a quei tafferugli, a quella violenza cieca se lo sono chiesto in molti, perfino gli arabi moderati, ma la domanda ha in sé la risposta: l’Occidente e gli Usa hanno armato coloro che vogliono conquistarli. La Primavera araba è il più grande inganno che alcuni gruppi di potere abbiano mai ordito nei confronti dell’umanità. La vittoria, tranne alcune eccezioni, ha arriso all’estremismo che oggi si spinge verso l’ultimo obiettivo sensibile da abbattere: la Siria di Assad, che altro non ha fatto se non difendere il Paese da integralisti e terroristi i cui video di violenza e di odio hanno fatto il giro del mondo. Una riflessione: perché l’Europa ha interrotto i rapporti diplomatici con la Siria, non avendo con essa alcun motivo di contendere, mentre con la Libia, ad esempio, quando si è consumato l’omicidio dell’ambasciatore Stevens, ancora si va d’amore e d’accordo? Oppure con il Sudan, dove l’ambasciata tedesca è stata assaltata e incendiata? O con la Tunisia, dove l’attentato all’Ambasciata Usa è stato sventato all’ultimo istante? Perché a qualcuno si vuol far pagare la difesa del proprio suolo e a qualcun altro si perdona l’uccisione di un proprio diplomatico, peraltro in regime di extraterritorialità, in un assalto al proprio territorio? Questo credo basti a descrivere l’atteggiamento connivente e suicida dell’Occidente tutto di fronte alle sommosse, che non reagisce ma addirittura chiude le ambasciate e scappa in fretta e furia. 

Il colpo finale, per ora, arriva dall’Egitto. Mentre sono domate le fiamme esteriori ma non quelle interiori del salafismo ormai dilagante e feroce che coglie ogni scusa per attaccare, il suo presidente Morsi incontra un ricercato dal Tribunale Penale Internazionale dell’Aja: ovvero quel Bashir accusato di crimini contro l’umanità in Darfur, che se ne sta bello incravattato e impomatato al Cairo, a colloquio con colui che mentre l’ambasciata Usa egiziana veniva messa a ferro e fuoco era in Italia a stringere mani e a siglare accordi. 

Vergogna, solo questo mi sento di dire alle pseudo-organizzazioni per i diritti umani che da sempre boicottano la libertà dei popoli perché essa contrasterebbe con la loro esistenza. Vergogna per chi non va a prendere Bashir come vorrebbe fare per Assad o come voleva fare, prima che lo uccidessero, per Gheddafi. Il bottino che si stanno contendendo coloro che gestiscono i destini del mondo lo possiamo solo intuire, ma non quantificare né descrivere appieno; la sola cosa certa è che l’Occidente è all’angolo e continua ad indietreggiare, colpo dopo colpo. I salafiti sono solo l’immagine delle nostre paure e delle nostre debolezze proiettata su uno specchio, di modo che li possiamo guardare ed avere sempre più paura. Ma ancor più paura, mi permetto di dire, dovremmo averla di coloro che scientemente ci hanno messo dinnanzi al nemico armato di tutto punto, girandosi dall’altra parte, sentenziando politically correct e costruendo una società più simile ad una gabbia che ad una scuola per le nostre libertà. Ci è rimasto solo il silenzio.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:32