Niente bis, Monti vuole il Quirinale

Sbaglia di grosso chi pensa che la nuova legislatura si aprirà all’insegna del dilemma Monti bis si, Monti bis no. L’attuale presidente del Consiglio non mente affatto quando dichiara che il suo attuale governo è a termine e non rinnovabile e quando lascia intendere di essere indisponibile a perpetuare anche nel futuro la sua permanenza a Palazzo Chigi. Monti Cincinnato? Monti stanco di portare sulle spalle la responsabilità di guarire il paese dalla crisi? Oppure, come monti pensano, Monti dissimulatore che nega ufficialmente ciò che invece persegue con tutte le proprie forze, convinto che continuando a negare si fa progressivamente talmente desiderare da diventare indispensabile ed inamovibile? 

Nessuna di queste ipotesi convince. Perché non tiene conto di una circostanza che, pur essendo sotto gli occhi di tutti, non può essere minimamente esaminata in quanto ormai elevata a massimo tabù politicamente corretto della politica italiana. Monti conosce bene la strada che lo ha condotto, in maniera velocissima, senza investitura popolare e senza neppure quella preventiva delle forze politiche, a diventare Capo del governo. Sa altrettanto bene che ad aprire e spianare questa strada è stato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sulla spinta delle perentorie richieste proveniente dai massimi poteri decisionali dell’Europa. E sa meglio di ogni altro che per andare avanti, passando sopra le resistenze delle singole forze politiche della sua maggioranza anomala, deve ricevere giornalmente forza e legittimazione dal Quirinale. Monti non ha dubbi di sorta in merito. Ed è consapevole che il presidente della Repubblica non solo ha conquistato un ruolo superiore a quello indicato dalla Costituzione, grazie al protagonismo proprio e dei propri predecessori, ma è diventato il massimo potere politico del paese dopo essere diventato il rappresentante ed il garante di fatto dei poteri europei in Italia. Nel proprio futuro, quindi, non può vedere il ritorno alle funzioni di presidente del Consiglio dimezzato e privo di una qualsiasi autonomia a causa della presenza di un Quirinale che di fatto è diventato il motore politico del paese, in nome e per conto di chi pesa e decide a Bruxelles.

Visto che Napolitano avrà 88 anni alla scadenza del mandato e che non esiste alcuna possibilità di assistere alla sua rielezione per ragioni brutalmente anagrafiche, nel suo futuro può vedere di salire al Quirinale ad assumere il ruolo di super-presidente della Repubblica che ha il compito di scegliere un Capo del governo obbligato a realizzare il programma dettato da Oltralpe.

Nessuno lo dice. Perché politicamente scorretto. Ma chiunque succederà a Napolitano non potrà non comportarsi come il presidente di una Repubblica presidenzialista pur figurando come il rappresentante di una Repubblica parlamentare. E non potrà non avere come collaboratore obbediente un premier senza altra incombenza oltre quella di applicare alla lettera le indicazioni provenienti da Bruxelles attraverso la posta del Quirinale. 

Monti, allora, se proprio deve pensare al futuro non può fare a meno di vedersi sul più alto Colle a svolgere il massimo ruolo politico a cui può ambire un uomo pubblico italiano. Gli altri aspiranti alla Presidenza della Repubblica sono dunque avvisati! Ed è avvisato lo stesso Monti. Se l’ipotesi della sua ascesa prende piede, rischia di ritrovarsi di punto in bianco senza governo. In Italia, si sa, le lotte per il Quirinale sono sempre cruente!

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:19