Draghi, i compiti a casa e le ripetizioni

Il piano di Draghi non è una passeggiata di salute. Gli acquisti di titoli di stato da parte della Banca centrale europea non potranno essere solo illimitati da dovranno essere sempre e comunque condizionati. Non a promesse generiche ed aggirabili ma al rispetto preciso e puntuale di tutti gli impegni riguardanti le riforme e le azioni di risanamento economico e finanziario richieste dalla Bce.  Draghi è stato chiarissimo: «Se gli stati non rispetteranno l’attuazione delle riforme, la Banca Centrale bloccherà gli acquisti dei titoli di stato».

La posizione assunta dal presidente della Bce indica una strada precisa per uscire dalla crisi. Ma pone anche una serie di vincoli precisi ai governi ed alle forze politiche degli stati europei che hanno bisogno d’aiuto per evitare il disastro economico.

Le riforme richieste riguardano la correzione delle storture elefantiache dello stato sociale costruito nel secondo dopoguerra nel Vecchio continente. Non sono misure asettiche, indistinte, prive di una qualsiasi connotazione ideologica e culturale. Sono le misure ispirate a quella economia sociale di mercato a cui ha fatto riferimento Mario Monti nel suo intervento di giovedì al pranzo di Fiesole con i parlamentari del Ppe. E gli impegni che le riguardano vanno presi dai governi “senza se e senza ma”, pena l’interruzione degli aiuti da parte della Bce.

Tutto questo comporta un condizionamento della prossima campagna elettorale italiana? Rende inevitabile la continuità nella prossima legislatura della linea di politica economica portata avanti dall’esecutivo tecnico di Mario Monti? Costituisce una chiara riduzione della sovranità nazionale del nostro paese? Sicuramente sì. Ma, a parte la considerazione che la sovranità nazionale è già stata svenduta in un passato (non solo quello prossimo ma anche quello più remoto), la verità è che non esiste alternativa praticabile a questo condizionamento. A meno che, ovviamente, qualcuno non proponga l’uscita dall’euro e dall’Unione europea e non si assuma la responsabilità delle conseguenze.

Chiunque esca vincitore dal voto della prossima primavera, dunque, sarà costretto a fare “ i compiti” indicati dalla Bce, senza deroghe, senza ritardi, senza furbizie di sorta. Se avrà conquistato una larga maggioranza potrà realizzarlo da solo e con i propri alleati. 

Anche a costo di inimicarsi una parte del corpo elettorale che lo ha votato (il rischio riguarda Pd e Pdl). Ma se non avrà conquistato la maggioranza o se potrà contare solo su una manciata di parlamentari in più rispetto agli avversari, dovrà fatalmente trovare una intesa con una parte degli antagonisti della campagna elettorale.

Questa condizione di obbligo è sicuramente pesante. Ma può e deve essere vista anche come una grande opportunità. Quella di trasformare il condizionamento della Bce nell’occasione per realizzare non solo i “compiti a casa” imposti dall’Europa ma anche quelle riforme che riguardano i problemi specifici italiani e che non sono comprese nelle indicazioni dell’autorità sovranazionale a cui i nostri governi hanno demandato il compito di farci uscire dalla crisi.

Esistono, in sostanza, delle peculiarità tutte italiane nella crisi generale dello stato sociale burocratico-assistenziale del Vecchio continente. E gli obblighi della Bce dovrebbero diventare lo stimolo per eliminarle una volta per tutte. Ai compiti a casa bisogna aggiungere un po’ di ripetizioni specifiche su alcune carenze che o vengono colmate sfruttando le circostanze del momento o rischiano di condannare il paese alla crisi anche a dispetto del salvataggio della Bce.

Le riforme in questione riguardano le istituzioni (dal presidenzialismo di fatto al presidenzialismo di diritto), il fisco, il lavoro, le autonomie, la giustizia. E vanno realizzate insieme al processo di risanamento che l’Europa ci chiede e che in parte riguarda proprio le specifiche anomalie della nostra realtà nazionale.

Chi avrà la forza ed il coraggio di proporre in campagna elettorale la necessità di queste “ ripetizioni”, avrà il diritto a guidare il paese nella prossima legislatura.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:34