Un fronte contro l'antipolitica

Con l’approssimarsi delle elezioni politiche sembra accentuarsi il tasso di demagogia e di populismo presente nella nostra caotica democrazia. Tra antipolica, sul cui carro saldamente condotto dal comico Grillo sono in tanti a voler salire, e proposte surreali, come quella di promuovere un referendum sull’euro, si nota una confusa agitazione che certo non aiuta l’elettorato a formarsi una idea ragionevole sulle cose che andrebbero effettivamente fatte. 

Tra queste, l’idea liberale di un drastico ridimensionamento del colossale sistema burocratico ed assistenziale che sta mandando in rovina il Paese. Invece, la vocazione a fare il Masaniello della situazione sta diventando una specie di sport nazionale. E il principio che sta alla base di questa sempre più corposa schiera di salvatori della patria è sempre lo stesso: cacciare in blocco l’attuale classe politica per sostituirla con una nuova generazione di probi ed onesti amministratori, naturalmente autoreferenziali, lasciando sostanzialmente immutato l’assetto e le competenze dell’attuale sistema pubblico. Sotto quest’ultimo profilo, poi, c’è da notare un atteggiamento particolarmente nocivo nelle nostre moderne democrazie del consenso sostenute a colpi di spesa pubblica. In pratica, proprio chi si rivolge alla demagogia, al populismo e, soprattutto, all’antipolitica lo fa perchè pensa di aver di aver diritto a quel paradiso terrestre che in molti politici di professione hanno promesso di realizzare ma hanno mancato di farlo, in tutto o in parte.

Pertanto, mettendo al posto di costoro persone eventualmente provenienti dal popolo, così come si pensa che accada con il Movimento 5 Stelle, si crede di ottenere finalmente una sorta di moderna moltiplicazione dei pani e dei pesci. In altri termini, ed è questa la cosa più preoccupante, si ha l’impressione che decenni di statalismo assistenzialista abbia generato nella pancia del Paese una sorta di diffusa e irresponsabile voracità che pretende dalla sfera politica la risoluzione di ogni problema ed ogni aspettativa. Irresponsabile voracità che, per l’appunto, viene cavalcata di volta in volta da avventurieri di ogni colore, anche se il “rosso” predomina nettamente. Per questo motivo vi sarebbe la urgente e vitale necessità di costruire un fronte politico alternativo alla spinta bancarottiera di chi propone “caramelle” ad libitum per tutti.

Un fronte fortemente orientato su una linea liberale e, dunque, basata sul senso della responsabilità individuale, unico vero motore per uscire con le nostre forze dalla crisi in atto. Ma per far questo occorrono due precisi elementi: chiarezza di idee e credibilità. Due ingredienti che, ahinoi, in questi duri frangenti sembrano quasi introvabili. Vedremo, la speranza è l’ultima a morire.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:36