Gianfranco Fini e Francesco Rutelli lo hanno fatto da soli. A Pierferdinando Casini hanno deciso di pensarci i professori e gli intellettuali di “Italia Futura” e di “Fermare il Declino”. Questi ultimi, infatti, si sono accorti che se vogliono sul serio lanciare un progetto politico teso ad aggregare un centro radicalmente rinnovato e profondamente innovatore, debbono procedere prioritariamente alla “rottamazione” del leader dell’Udc. E debbono farlo senza compromessi di sorta e nel minor tempo possibile. Perché a settembre la campagna elettorale sarà già entrata nel pieno e l’unica speranza di un soggetto politico che intende occupare il centro della politica italiana all’insegna della novità degli uomini e dei programmi passa attraverso la dimostrazione agli occhi degli elettori di rappresentare effettivamente il “nuovo”.
Nelle settimane scorse molti avevano ipotizzato la formazione di una aggregazione centrista formata dai “futuristi” di Luca Cordero di Montezemolo, dagli “antideclinisti” di Oscar Giannino, dai ministri di area cattolica presenti nel governo Monti guidati da Corrado Passera e Andrea Riccardi, dal segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, raccolti attorno ad un asse centrale ed egemonizzante formato dall’Udc di Pierferdinando Casini. È quasi un anno che quest’ultimo preannuncia la nascita del Partito della Nazione attraverso un passo indietro dell’Udc ed un passo avanti di ogni potenziale centrista di ogni genere e specie e, soprattutto, degli eventuali scissionisti del Pdl.
La lettera al Corriere della Sera dei promotori di “Fermare il declino”, scritta anche a nome dell’associazione promossa da Montezemolo, cancella totalmente quella ipotesi. Quelli che si presentano come gli innovatori ed i rinnovatori del centro, che già avevano escluso drasticamente l’eventualità di imbarcare gli eventuali fuoriusciti dal Pdl, pongono una pregiudiziale precisa nei confronti dell’Udc e del suo leader. Non si accontentano del passo indietro promesso da Casini. E non si pongono neppure in competizione per la conquista dell’egemonia dell’area centrista. Molto più semplicemente escludono qualsiasi possibilità d’incontro con il leader dell’Udc ed il suo partito per evitare che il “vecchio” costituito da Casini e dalle sue abitudini da ex democristiano alle “operazioni gattopardesche” possa inquinare e snaturare in maniera indelebile e devastante il presunto “nuovo”.
Tutto questo significa che la strada del nuovo centro passa per la rottamazione di Casini dopo quella di Fini e di Rutelli? La risposta è scontata. La presa di posizione degli amici di Montezemolo e di quelli di Giannino ha un significato evidente. Ma se la risposta è scontata, l’operazione di rottamazione lo è molto meno. Proprio perché espressione di una prassi politica e di una cultura risalente alla prima Repubblica, Casini non ha alcuna intenzione di lasciarsi rottamare e si difenderà con con ogni mezzo da un’offensiva che non vuole farlo prigioniero. È difficile prevedere quale potrà essere l’esito di questa novità rappresentata, non dall’ipotizzato processo di aggregazione del centro, ma dall’annuncio di una battaglia tra “vecchi” e “nuovi” nell’area centrale. Di sicuro c’è che i primi hanno tutto da perdere dall’attacco dei secondi, ma questi ultimi difficilmente riusciranno a scalzare del tutto gli altri. Con conseguente frazionamento dell’area centrista e riproposizione di fatto del sistema bipolare.
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:19