Pare che nel vertice tra Pierferdinando Casini, Gianfranco Fini e Beppe Pisanu, svoltosi nei giorni scorsi negli uffici della Presidenza della Camera, sia stato definitivamente messo a punto il progetto del Partito della nazione che dovrebbe rappresentare la novità politica della prossima campagna elettorale e l’alleato designato in qualità di rappresentate dello schieramento dei moderati del fronte progressista messo in piedi da Pierluigi Bersani con Nichi Vendola. La nuova formazione politica, a cui Casini, Fini e lo stesso Pisanu lavorano ormai da più di due anni, avrebbe dovuto nascere all’indomani della scissione finiana dal Pdl del 14 dicembre ed essere costruito da Udc, Fli , transfughi del partito berlusconiano guidati dall’ex ministro dell’Interno e gli ex margheritini di Francesco Rutelli nel frattempo usciti dal Pd. La resistenza del Cavaliere, le paure di Pisanu e la scoperta da parte di Casini che Fini e Rutelli non erano un valore aggiunto per il progetto di riorganizzazione centrista del moderati ma una pesantissima zavorra, imposero di rinviare a data da destinarsi la partenza del progetto. Ma ora quella data sembra arrivata. Perché la campagna elettorale è di fatto aperta, Bersani ha ricostruito il Pds recuperando Sel e se qualcuno vuole sul serio preparare un governo di centristi e progressisti per la prossima legislatura, non può più perdere tempo e far scattare al più presto la nascita del Partito della nazione.
Rispetto a due anni fa, però, ci sono alcune novità di rilievo. Il povero Rutelli, che non a caso non è stato chiamato al vertice di Montecitorio, è stato abbandonato al suo destino. Gianfranco Fini è riuscito nell’impresa di liquidare il suo terzo partito (Msi, An, Fli) e partecipa a titolo pressoché personale all’iniziativa. L’Udc di Casini non ha guadagnato un voto dalla crisi del Pdl. Pisanu continua a tessere la tela dei congiurati antiberlusconiani ma viene valutato incapace di portare un solo voto aggiuntivo al partito da costruire. E l’unica novità dovrebbe essere rappresentata dalla partecipazione all’iniziativa del Ministro Corrado Passera in rappresentanza di parte dei cattolici di Todi e dei neoliberali di Oscar Giannino dietro cui ci dovrebbero essere le benedizioni (ma non la presenza diretta) di Luca di Montezemolo ed Emma Marcegaglia.
Può essere che i promotori del progetto abbiano qualche carta segreta da giocare. E può essere anche che, favorito da una legge elettorale fatta apposta per superare il bipolarismo e creare una sorta di proporzionalismo protetto per le forze politiche maggiori, il disegno centrista diventi il sasso destinato a provocare una valanga. Ma se le carte segrete non dovessero comparire e la valanga non scattare, non è difficile prevedere un futuro niente affatto trionfale per il cosiddetto Partito della Nazione. Tutto questo non per sopravvalutare la capacità di resistenza del Pdl e di Silvio Berlusconi o per sottovalutare l’abilità tattica e strategica di Casini, Fini, Pisanu, Passera e del portavoce indiretto di Montezemolo e Marcegaglia, Oscar Giannino. Il limite vero di questa aggregazione è che non rappresenta alcuna vera novità nella politica italiana ma nasce con il proposito dichiarato di restaurare la Prima repubblica, è portata avanti in prima persona da personaggi che sono in campo da quarant’anni sulla scena pubblica indossando le casacche più diverse ed interpretando i ruoli più contrastati. E, soprattutto, non sembra già da adesso profondamente divisa tra quanti (pochi) puntano su una ricetta liberale per uscire dalla crisi e quanti ( a maggioranza) sono fermi al vecchio dirigismo statalista della Prima repubblica che era abituato a risolvere i conflitti scaricando il peso ed i costi sull’aumento del debito.
L’unico elemento di novità del Partito della nazione, con Casini, Fini e Pisanu buoni solo per la rottamazione e Passera ancora fermo allo stato di incognita senza identità, è dunque l’immaginifico e rutilante Giannino. Che ha idee giuste, è intelligente, può contare su qualche pezzo di Confindustria ben deciso a non rischiare in proprio. Ma che corre il pericolo di essere fagocitato ed annullato da vecchi marpioni che, oltre tutto, rappresentano politicamente e culturalmente il suo esatto contrario.
Naturalmente Giannino ha tutto il diritto di giocare una partita personale per un proprio futuro politico. Auguri. Ma perché proprio con quelli di “arsenico e vecchi merletti”?
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:19