La società non esiste che nell’azione degli individui e solo i cittadini hanno il diritto di poter scegliere i propri rappresentanti. In questo drammatico momento storico noi siamo chiamati a elaborare proposte concrete per restituire ai disillusi, a coloro che hanno voltato le spalle alla politica, la voglia di costruire il futuro del paese. Correggere le regole esistenti significa prima di tutto gettare il cuore oltre l’ostacolo per riprendere le redini della cosa pubblica.
I fenomeni politici sono il risultato di compromessi non sempre facili da accettare, dove entrano il contesto delle regole e l’agire degli attori chiamati a rappresentare il volere del popolo, e credo che partire da questa riflessione significhi prima di tutto capire che è necessario cambiare le regole del gioco per restituire la parola agli elettori. L’attuale legge elettorale ha indubbiamente favorito la governabilità ma non sempre valorizzato adeguatamente la rappresentatività. L’introduzione di un sistema elettorale misto ha permesso di garantire un indirizzo politico stabile negli anni e soprattutto di superare la nevrosi dei governi della prima Repubblica, incapaci di portare a termine un’intera legislatura. Non dimentichiamo che abbiamo assistito dalla nascita della democrazia repubblicana fino al 1993 al susseguirsi di ben 49 governi in undici legislature, ovviamente tutti di colorazione fortemente democristiana.
Con il referendum del 1993 i cittadini vollero affermare di poter scegliere non solo una maggioranza ma soprattutto di poter scegliere un governo, e sviluppare un sistema politico in senso bipolare. Da quella fatidica primavera di diciotto anni fa, gli italiani hanno avuto la possibilità di poter eleggere i propri governanti e un programma elettorale destinato a diventare l’indirizzo politico per un’intera legislatura. Una rivoluzione che ha permesso il radicarsi di un sistema politico in cui continuiamo a credere fermamente. Ed è proprio per proseguire su questa strada che chiediamo una riforma elettorale che conservi il potere dei cittadini di indicare il premier, la coalizione, il partito, il programma e in attesa di raggiungere l’elezione diretta del presidente del Consiglio e del capo di Stato, proponiamo l’elezione dei parlamentari attraverso il sistema delle preferenze. Non si può credere nel principio democratico e delegare tale potere a sterili lotte interne ai partiti, distante anni luce dalla nostra storia e dalla nostra cultura.
Difendiamo il bipolarismo perché crediamo che valorizzi il principio di responsabilità politica e con esso il ruolo che il corpo elettorale assume ai fini della scelta del governo. Inoltre auspichiamo che i candidati alle elezioni siano scelti con le primarie, a tutti i livelli. Organizzate in maniera trasparente e aperte ai soli tesserati del Pdl, così da ascoltare e valorizzare la base, i tanti ragazzi e ragazze che hanno scelto di sacrificare una parte della propria individualità per partecipare attivamente alla vita politica del Paese. Dobbiamo riflettere sul concetto di Stato, di Nazione, di popolo, poiché non sono entità astratte, che agiscono a prescindere dagli individui e che, nelle loro azioni li travolgono. Sono le persone e le loro comunità che concorrono a formare gli Stati attraverso il valore non negoziabile della libera scelta.
*europarlamentare del Pdl
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:35