Bersani e Casini: due Pierini

Ormai sono tutti convinti che non ci sarà alcuna riforma della legge elettorale. E che si andrà a votare con l’esecrato Porcellum, al massimo modificato con l’inserimento di una piccola quota di preferenze. La ragione di questa convinzione è semplice. Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini si sono definitivamente convinti che uno schieramento formato da Pd, Udc e dal Sel di Nichi Vendola abbia la possibilità di conquistare un numero di voti maggiore di quelli che potrebbe ottenere una coalizione (sempre che si riformi) composta da Pdl, Lega e liste minori del centrodestra.

E non hanno alcuna intenzione di rinunciare al premio di maggioranza assicurato alla coalizione più forte dall’attuale legge elettorale. E neppure, ovviamente, alla possibilità le formare le liste bloccate (in tutto o in parte) dei rispettivi partiti, riempendole di propri fedeli per non avere sorprese nel Parlamento della prossima legislatura. Non c’è da scandalizzarsi per una scelta del genere. Bersani e Casini sono convinti di aver la vittoria a portata di mano. E, con la scusa del ritorno in campo di Silvio Berlusconi immediatamente demonizzata (il segretario del Pd l’ha definita «agghiacciante» ed il leader dell’Udc un «film dell’orrore»), contano di utilizzare lo strumento più utile e più funzionale al proprio disegno, cioè l’esecrato - a parole - Porcellum, per chiudere positivamente la partita. Il disegno è, dunque, chiarissimo.

Ma comporta due conseguenze che i due Pierini farebbero bene a considerare con la massima attenzione prima di passare definitivamente all’attacco. La prima è che il Porcellum presuppone il ritorno alla logica bipolare, allo scontro frontale tra sinistra e destra, allo schiacciamento del centro ed alla sostanziale delegittimazione di quel governo tecnico fondato sull’alleanza emergenziale tra Pdl, Udc e Pd che fino ad oggi è stata presentata, soprattutto da Casini, come l’unica risposta possibile alla crisi economica mondiale. Con quale credibilità internazionale può reggere il governo Monti fino alla scadenza naturale della legislatura se i tre partiti della propria maggioranza si scannano quotidianamente per mesi e mesi? Dimostrano con i fatti che le ragioni dell’emergenza non esistono, che il governo tecnico è una toppa temporanea e, soprattutto, che nel futuro de paese non ci sarà mai una coalizione di larghe intese ma solo il ritorno al centrosinistra da sempre artefice dell’uso del debito pubblico per la soluzione dei problemi sociali? Bersani e Casini possono anche pensare di non avere nulla da perdere sostituendo il “modello Monti” con il “modello Hollande”. Cioè le larghe intese con la sinistra al governo.

Ma non debbono immaginare che la faccenda possa essere indolore. Sia per loro che per il paese. L’Udc rischia di perdere una fetta di elettorato se rinuncia alla propria centralità e diventa la costola di destra di una sinistra con Sel. E nello stesso Pd il gruppetto di laici e liberali che hanno creduto al “modello Monti” potrebbe reagire negativamente. E questo è solo l’aspetto minore delle conseguenze. L’aspetto maggiore è che lo schema dei due Pierini prevede la rottura netta e definitiva con l’Idv e con il variegato mondo dei giustizialisti e dei grillini. Una rottura che con il Porcellum potrebbe arrivare a cancellare (come già successe con Rifondazione) la rappresentanza parlamentare dei dipietristi e della sinistra della sinistra. Ma questi ultimi non sembrano disposti a lasciarsi liquidare senza vendere cara la pelle. La dimostrazione viene dal gioco al massacro che è stato scatenato sfruttando la commemorazione della morte di Paolo Borsellino e della sua scorta. Le esasperazioni del caso Quirinale-Palermo vanno inserite in questo contesto politico.

I “condannati a morte politica”, cioè i dipietristi e gli altri “nemici a sinistra”, non esitano ad alzare il livello dello scontro fino a cercare di delegittimare e di infangare lo stesso presidente della Repubblica, pur di trovare armi per resistere alla manovra con cui i due Pierini li vogliono fare fuori. È probabile che Bersani e Casini pensino che questo sia il prezzo da pagare per il ritorno del centrosinistra al potere. Ma, a parte il fatto che a pagare il costo del gioco al massacro e della delegittimazione del governo, che solo nelle settimane scorse veniva considerato l’ultima spiaggia, sono gli italiani, il loro potere si eserciterà solo su un paesaggio di rovine.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:04