La condanna a nuove tasse

Pubblichiamo l’intervento con cui ieri Antonio Martino ha motivato alla Camera l’astensione sua (e un di un nutrito gruppo di deputati Pdl) nella votazione sul “fiscal compact”.

Signor Presidente, non posso votare questo provvedimento, che reputo inaccettabile. Colleghe e colleghi, da sempre i liberali hanno ritenuto il principio del pareggio di bilancio una regola essenziale di trasparenza nella gestione della cosa pubblica. A quella regola, Marco Minghetti, dopo aver annunciato il raggiunto pareggio di bilancio il 16 marzo del 1876, sacrificò l’esistenza della sua parte politica, perché due giorni dopo, il 18 marzo, la Destra politica venne spezzata vita dalla storia d’Italia. Luigi Einaudi volle che il principio del pareggio di bilancio - e lo volle insieme ad Ezio Vanoni - venisse incluso della nostra Costituzione all’articolo 81. Ma il pareggio di bilancio è cosa sacrosanta quando la spesa pubblica è inferiore al 10%, com’era al tempo di Minghetti, quando la spesa pubblica è intorno al 30%, come era al tempo di Einaudi, ma è una regola insensata quando la spesa pubblica supera il 50% del reddito nazionale.

A breve tempo, con le cadenze imposte dal fiscal compact, non potremo raggiungere quell’obiettivo con quelle riforme che modifichino gli entitlements, quelle spese che, a legislazione invariata, non possono essere controllate. Tenteremo, quindi, di raggiungerlo aumentando ulteriormente la pressione. Le nostre imprese - lo ha sostenuto il presidente di Confindustria - già sopportano il 62,2% di oneri tributari e contributivi, contro il 45,5% della media europea. A che livello vogliamo portare la pressione sulle imprese, all’80-90%? E il contribuente medio dovrà versare il 52% allo stato? E quelli sopra alla media quanto dovranno versare? Questo provvedimento significa un trasferimento di sovranità in materia di bilancio. Il bilancio non è una delle tante attività dello Stato; il bilancio è il centro dell’attività economica dello stato.

Noi rinunziamo alla sovranità nazionale a favore di chi? Dove sono gli Stati Uniti d’Europa a favore dei quali dovremmo rinunciare alla sovranità nazionale? Ma è poi necessario rinunciare alla sovranità nazionale in materia di bilancio, perché abbiamo un’unica moneta? No: gli Stati Uniti hanno un’unica moneta. I cinquanta stati usano il dollaro, ma ogni stato è libero di compiere le sue scelte in materia di bilancio e ne sopporta le conseguenze. Anche le contee sono libere di compiere le loro scelte in materia di bilancio e ne supportano le conseguenze e la Fed non è mai intervenuta per salvare uno Stato o una Contea, né è intervenuto mai il Governo federale. Colleghe e colleghi, Benedetto XV sosteneva che la prova dell’origine divina della Chiesa è data dal fatto che i chierici non sono ancora riusciti a distruggerla. La prova della bontà dell’ideale europeo è data dal fatto che gli eurosauri e gli euroentusiasti non sono ancora riusciti a screditarla.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:35