Berlusconi, un'occasione per il Pdl

Nel centro destra la questione non si pone neppure. Se senza Silvio Berlusconi il Pdl finisce sotto il 20 per cento e con Silvio Berlusconi risale addirittura di una decina di punti, il Cavaliere è obbligato a riscendere in campo ed a mettere la faccia nell’ennesima campagna elettorale. Perché mai dovrebbe rinunciare ad una partita che, conti alla mano non è affatto persa in partenza? E, soprattutto perché mai il popolo del centro destra dovrebbe rinunciare a tenere in panchina il suo bomber più accreditato assegnando in partenza agli avversari la vittoria e puntando solo a contenere in termini accettabili e non umilianti la propria sconfitta?

La questione della discesa in campo di Berlusconi, semmai, se la debbono porre gli avversari. Quelli che senza il loro avversario più temibile avrebbero potuto trasformare la propria campagna elettorale in una passeggiata trionfale verso il governo del paese. E che, invece, sono costretti loro malgrado a prendere in considerazione l’ipotesi angosciosa di ritrovarsi come Achille Occhetto e la sua gioiosa macchina da guerra dopo le elezioni del ‘94 o come il vincitore dimezzato Romano Prodi nel 2006.

Naturalmente il centro destra non può limitarsi ad aggrapparsi alle capacità miracolistiche in campagna elettorale del proprio leader storico. Deve cogliere l’occasione offerta dalla ridiscesa in campo del Cavaliere non per nascondere sotto il tappeto la spazzatura accumulata negli ultimi anni ma per fare finalmente pulizia. Berlusconi in campo, in sostanza, non deve essere visto come un tappo al rinnovamento ma come l’occasione per definire al meglio l’identità, i programmi e la squadra dello schieramento moderato. Avere risolto in partenza il problema della leadership  significa aver scongiurato gli inevitabili traumi e le scontate lacerazioni che la lunga e travagliata ricerca del successore di Berlusconi avrebbe comportato. Ora si tratta di approfittare di questo vantaggio e di avviare per tempo il processo che dovrebbe riportare il Pdl e l’interno schieramento moderato a diventare effettivamente competitivo nei confronti della sinistra. Si tratta, in sostanza, di far partire effettivamente il tanto richiesto ad atteso rinnovamento interno.  Che non può essere più calato dall’alto così come si è realizzato attraverso il meccanismo della cooptazione (spesso senza criterio) nel passato. 

Ma che deve, anche e soprattutto, partire dal basso  e coinvolgere in primo luogo gli elettori ed i gruppi politicamente e culturalmente più attivi dell’area del centro destra. 

Il tempo per portare avanti una operazione del genere, che deve prevedere anche le primarie per la scelta dei quadri e dei candidati, non manca. I vertici del Pdl non debbono far altro che favorirla e  non ostacolarla. Ora possono contare sulla copertura assicurata dalla presenza di Berlusconi. Spetta a loro il compito di non perdere una occasione che potrebbe essere irripetibile. L’obbiettivo è la “reconquista” delle masse dei delusi finite nell’astensione. Hanno El Cid Campeador, che combatte  la sua ultima battaglia (ultima?). Gli debbono mettere a fianco un esercito adeguato. Di professionisti e di volontari motivati. Non di cortigiani, di servi sciocchi e di approfittatori.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:04