Esodati: il governo non ripeta l'errore

Se la gatta frettolosa fece i gattini ciechi, il governo tecnico che compie in tutta fretta scelte impopolari in Italia per essere “più assertivo” in Europa rischia di provocare danni estremamente pericolosi. 

Sulla necessità di operare tagli alla spesa pubblica, ridurre drasticamente gli sprechi, colpire le sacche di inefficienza delle pubbliche strutture e mettere a dieta stretta lo stato burocratico-assistenziale non si può non essere pienamente d’accordo con Mario Monti. Il suo governo gode del vantaggio di non dover dare conto del proprio operato al corpo elettorale. E’ ha come unico compito di assumere nel minor tempo possibile quelle scelte virtuose che nessun governo sorretto dal consenso popolare potrebbe mai prendere senza correre il pericolo di venire abbandonato dalla stragrande maggioranza dei propri sostenitori.

Ma proprio perché gode di una condizione anomala e di enorme vantaggio rispetto ai governi della normalità democratica, una condizione molto simile a quella dei governi di stampo autoritario che si reggono sulla forza e non sul consenso, l’esecutivo di Mario Monti dovrebbe esercitare la massima attenzione nel compiere le proprie scelte. Perché le sue azioni più significative incidono pesantemente sul corpo sociale del paese. E l’uso poco meditato del bisturi può produrre guasti  molto più gravi e pericolosi della malattia che si vuole guarire.

Il guasto che le decisioni dell’ultimo Consiglio dei Ministri può provocare è di accentuare a tal punto la divisione già esistente tra i lavoratori pubblici e privati stabilendo di fatto che i primi fanno parte di una categoria privilegiata di lavoratori ed i secondi di quella più svantaggiata.

Questa divisione, come si è detto, già esiste. I lavoratori pubblici godono già da adesso di una serie di vantaggi rispetto a quelli privati. Primo fra tutti quello del posto garantito. Ma se da adesso in poi possono usufruire di una deroga alla riforma delle pensioni e poter smettere di lavorare con tre anni di anticipo rispetto ai dipendenti delle aziende private, i divario diventa incolmabile. E di fatto, sia pure con motivazioni tecnicamente comprensibili (i risparmi del pagare pensioni invece che stipendi consentirebbero di sanare una parte della piaga degli esodati) il provvedimento del governo  provocherebbe una frattura incolmabile tra lavoratori di serie A e lavoratori di serie B. 

Con l’inevitabile scoppio di una conflittualità che ben presto assumerebbe la forma di uno scontro mortale tra il settore parassitario del pubblico ed il settore produttivo del privato. 

E con la conseguenza di compromettere in partenza ogni speranza di risanamento dei conti pubblici e di superamento della crisi economica generale.

Si dirà che questi sono gli inevitabili effetti della cosiddetta “coperta corta”. 

Se si copre da una parte si scopra dall’altra e viceversa. 

Ma il problema è che effetti del genere non sono affatto collaterali o, peggio, marginali ed ininfluenti. Il loro risultato è devastante sia da un punto di vista sociale che da un punto di vista politico. 

Ed è quindi indispensabile che per evitare che l’intervento chirurgico riesca perfettamente ma che il malato non sopravviva a tanto  successo, è indispensabile che il governo operi con la massima accortezza.

L’appello a Monti ed ai ministri è semplice: «Ricordatevi degli esodati».

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:11