Briatore mette in mutande la sinistra

«Giovanna Melandri è stata da me in Kenya, ha bevuto champagne al tavolo con noi e poi ha negato l’evidenza scrivendo che non era mai stata da me. Per non parlare del regista Giovanni Veronesi: ha scritto: “Meno male che si chiude il Billionaire, non vedremo più gli stronzi in camicia bianca con il bicchiere in mano”. Ecco lui era uno di questi stronzi perché c’era al Billionaire, anche lui è stato a casa mia a Londra a chiedermi un favore ed è stato in barca da me...». L’intervista a Flavio Briatore contenuta nel numero di Panorama in edicola alle pagine 91 e seguenti vale da sola il prezzo del magazine. Non basta: contribuisce a modificare di 180 gradi l’opinione dell’italiano medio su di lui. 

E’ proprio il Briatore che non ti aspetti. Non per questo più simpatico, ma almeno, viva la faccia, onesto intellettualmente e rigorosamente logico e razionale.

Ma l’intervista di Briatore non è divertente solo perché “sputtana” gli eterni ipocriti della sinistra italiana, che in privato gozzovigliano e si divertono come tutti (escort e droga comprese, in taluni casi) e che in pubblico mettono la barba finta di Eugenio Scalfari e puntano il dito contro il malcostume della classe dirigente, ma anche per una serie di risposte efficaci e intelligenti alle contestazioni di repertorio che muoveva la giornalista di Panorama Annalia Venezia. 

Ad esempio in una risposta che viene al culmine di una serie di domande insinuanti sul lusso e sui soldi che si spendevano al Billionaire per bere lo champagne, «fino a 800 euro a bottiglia», Briatore alla fine tronca così il minuetto: «Vendendo la bottiglia di champagne a questi prezzi, invece di avere 60 dipendenti ne abbiamo 200 e ci manteniamo delle famiglie. Voi giornalisti non vi rendete conto di cosa dite, l’Italia dovrebbe essere il paese delle eccellenze, dalla moda al turismo, possiamo mantenere tanti posti di lavoro. Pensi al Sassicaia, alla Ferrari, alla moda da Prada ad Armani, a Dolce e Gabbana: producono lusso e ci permettono di portare avanti il nome del paese nel mondo...».

Poi a chi lo accusa di una vita di lussi sfrenati, nell’intervista Briatore ricorda che, oltre ad avere vinto sette titoli mondiali in Formula 1, è stato lo scopritore di Michael Schumacher ed è il manager di Fernando Alonso e Mark Webber, attualmente ai primi due posti della classifica piloti della Formula 1. 

«Qualcosa avrò pur guadagnato, no? – argomenta Briatore -  ho avuto belle soddisfazioni professionali, ho sempre reinvestito i miei guadagni e mi tolgo qualche sfizio, come la barca».

Ora, fatta la tara all’antipatia che può promanare dal personaggio e dalla persona Flavio Briatore, ma fatta la tara pure al pregiudizio che lo circonda, un liberale non può che sottoscrivere le sue parole. Anche quando dice che non fa il nome degli italiani ricchissimi che lo frequentano  nel Billionaire di Montecarlo perché non vuole fare la spia per il fisco. E anche quando ricorda le magagne fiscali del gruppo L’Espresso o la stupida altezzosità pauperistica, rigorosamente per conto terzi, dei vari Ezio Mauro, Francesco Merlo e tanti altri del gruppo De Benedetti Caracciolo. Parole da sottoscrivere anche se vengono da una persona che è diventata una caricatura persino nelle pubblicità. Tuttavia la dote dell’onestà intellettuale  almeno nel dibattito politico e civile in Italia dovrebbe venire  prima persino della fedina penale immacolata, che Briatore non ha avuto per quanto la abbia ormai ripulita legalmente. Ma il mito che sia l’incensurato il nuovo mitologico animale politico del futuro è a dir poco risibile: quanti di questi radical chic hanno giocato con la droga senza sporcarsi le mani perché a loro il vizio glielo assicurava il “pusher schiavetto” che poi quando è capitato il fattaccio con la polizia magari non ne ha fatto il nome in cambio di qualche soldo? Quanti vip della politica di sinistra vivono di ricatti anche sessuali? A volere essere veramente cattivi si può dire che sono riusciti a mettere fuori gioco Berlusconi con le escort perché loro erano i primi a servirsene ma magari lo facevano in maniera più discreta. Questi ex sessantottini entrati in politica dopo una gioventù fatta di trasgressioni sessuali, alcoolistiche  e di stupefacenti, oggi fanno la “morale degli stenterelli” ai politici ruspanti del centrodestra per un semplice motivo: questi ultimi sono così fessi che appena vedono una puttana lo raccontano a tutto il mondo, anzi la ostentano. Loro invece quando devono crogiolarsi nei vizi prendono le dovute precauzioni. La differenza tra il moralismo di sinistra e la sua morale è tutta qui e Briatore la conosce benissimo. Quanto ai malcapitati parvenù del potere del Pdl e dintorni, si spera che almeno abbiano imparato la lezione.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:33