Ma chi trama contro il Quirinale ? Chi guida la “campagna di insinuazioni e sospetti costruita sul nulla” che ha investito direttamente il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, spingendolo ad imitare il suo predecessore Oscar Luigi Scalfaro con la riedizione riveduta e corretta dello storico «non ci sto»? Chi tenta di trovare una risposta a questi interrogativi tende inconsapevolmente ad incasellare la questione dentro lo schema classico della “corsa al Quirinale”.
Tra meno di un anno scade il mandato presidenziale di Giorgio Napolitano. E questo apre di fatto una competizione tra i candidati per la conquista della poltrona di Capo dello stato che, secondo la tradizione ereditata dalla Prima repubblica, non è mai priva di trame, manovre, colpi bassi, campagne mediatiche tendenziose e chi più ne ha più ne metta. Secondo questo schema, quindi, la ricerca è diretta ad individuare il nome del possibile “grande vecchio” che punterebbe ad anticipare l’uscita di scena di Giorgio Napolitano costringendolo a seguire gli esempi di Giovanni Leone e Francesco Cossiga dimissionari prima della normale scadenza del settennato per poterlo sostituire con il voto dell’attuale Parlamento. Ma questo schema, secondo cui il nemico di Napolitano andrebbe cercato tra chi pensa di avere più possibilità di essere eletto con i numeri e gli equilibri di questa legislatura, piuttosto che con quelli assolutamente incerti della prossima, è condizionato da una variante di natura non più personale ma politica che riguarda la sorte del governo Monti.
A manovrare contro l’attuale inquilino del Colle non ci sarebbero solo i suoi aspiranti successori ma anche quelli che vorrebbero provocare la caduta del governo tecnico ed il ricorso alle elezioni anticipate facendo saltare metaforicamente per aria l’unico pilastro su cui può contare l’attuale esecutivo. Contro Napolitano, quindi, non ci sarebbero solo i suoi aspiranti successori ma tutti quelli che si vorrebbero liberare di Monti prima dell’inizio del semestre bianco e della scadenza naturale della legislatura. Ma se si seguono lo schema tradizionale e la sua variante si arriva facilmente alla conclusione che non c’è alcuna possibilità di identificare con certezza chi stia tramando contro il Presidente della repubblica operando alle spalle dei vari Travaglio, Di Pietro e Ingoia.
Il numero degli indiziati sarebbe talmente elevato da rendere impossibile l’identificazione del regista del complotto contro il Quirinale. E allora? Tutti responsabili, nessun responsabile? Per uscire da questo vicolo cieco non c’è che una strada. Che è quella su cui sembra essersi indirizzato lo stesso Presidente della repubblica quando ha registrato sulla sua pelle quali possano essere gli effetti incontrollabili di una giustizia non riformata, di istituzioni sbrindellate, di classe politica irresponsabile in preda alla più devastante demagogia e di un sistema mediatico che spera di sopravvivere solo puntando a calpestare i diritti di libertà e di riservatezza dei cittadini. Anche in questo caso tutti responsabili e nessun responsabile? Niente affatto! I nemici della giustizia giusta, di istituzioni più stabili, della responsabilità pubblica, del senso dello stato e delle più elementari garanzie personali hanno nomi e cognomi. Perché Napolitano, invece di imitare Scalfaro, non imita Cossiga e li prende a pubbliche “picconate”?
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:25